
sig. Ilario Sartorato
* | + Sanremo, 10/09/2025
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Biografia
Il Sig. Ilario Sartorato, Coadiutore Salesiano, per tanti anni ha dedicato la sua vita all’apostolato salesiano, nell’attività educativo-pastorale in varie comunità salesiane dell’Ispettoria dell’Italia Nord Est prima e della Circoscrizione poi, passando per la ex Ispettoria Adriatica. La sua è stata una vita intera segnata dalla carità, dall’impegno educativo per i ragazzi ed i giovani, ai valori della vita buona secondo il Vangelo, seguendo il carisma di San Giovanni Bosco, prodigandosi con umile disponibilità, nelle diverse situazioni in cui lo ha posto l'obbedienza e la provvidenza di Dio. Il Sig. Ilario Sartorato era nato a Casier (TV) il 28 novembre del 1949. Nella sua famiglia la fede religiosa aveva radici profonde. Dopo gli studi elementari e parte dell’Istituto Tecnico, frequenta le nostre case di San Donà (1966), dove compie l’aspirantato, fino a quando nel 1967 entra nel Noviziato di Albarè. L’anno seguente, il 16 agosto del 1968, emise la consacrazione al Signore con i primi voti religiosi, di Obbedienza, Povertà e Castità, come coadiutore salesiano. Si consacrò definitivamente a Dio e a Don Bosco, con la Professione perpetua, il 15 settembre del 1977 a Roma San Tarcisio. L’anno dopo il Noviziato, è a Torino Rebaudengo fino al 1972 per completare e proseguire gli studi, sostenendo gli esami di Magistero. In seguito, lo troviamo a Udine praticamente fino al 1994, inserito pianamente e attivamente nella Formazione Professionale. Dopo quell'esperienza fui trasferito a L'Aquila dove rimase per ben 17 anni lavorando sempre nella Formazione Professionale. Dopo fu trasferito al Borgo Ragazzi don Bosco come collaboratore dell'animatore pastorale del CFP e collaboratore dell'incaricato dell'oratorio. Nel 2019 e fino al 2022 viene destinato nuovamente a L’Aquila collaborando nel locale CFP e Oratorio; nel 2022 giunge a Vallecrosia con l’incarico di Collaboratore in Oratorio e nel CFP. Torna alla casa del Padre a 75 anni e 57 di professione religiosa salesiana.
Omelia
di don Roberto Colameo
Carissimi Confratelli, amici, sorelle e fratelli, desidero esprimere a tutti i parenti del Sig. Ilario le affettuose condoglianze mie personali, della Comunità di Vallecrosia, dei confratelli della Circoscrizione Salesiana e di tutta la Famiglia Salesiana.
Nella luce della fede in Cristo, nostra vita e risurrezione, con animo commosso e grato celebriamo questo pomeriggio le esequie del caro Sig. Ilario, che mercoledì 10 settembre, all'età di 75 anni e 57 di professione religiosa salesiana, ha terminato il suo fecondo pellegrinaggio terreno. “L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene” (Lc 6,45): è quanto abbiamo ascoltato poc’anzi dalla pagina del Vangelo e che definisce il caro Ilario… uomo buono. Il Sig. Ilario Sartorato per tanti anni ha dedicato la sua vita all’apostolato salesiano, nell’attività educativo-pastorale in varie comunità salesiane dell’Ispettoria dell’Italia Nord Est prima e della Circoscrizione poi, passando per la ex Ispettoria Adriatica. Un confratello laborioso, impegnato, disponibile e generoso così il caro Ilario ha vissuto la sua vocazione salesiana. La sua è stata una vita intera segnata dalla carità, dall’impegno educativo per i ragazzi ed i giovani, ai valori della vita buona secondo il Vangelo, seguendo il carisma di San Giovanni Bosco, prodigandosi con umile disponibilità, nelle diverse situazioni in cui lo ha posto l'obbedienza e la provvidenza di Dio.
In Cristo, Ilario ha trovato la via della salvezza, e anche la sua storia umana riceve in Lui il suo significato profondo. In questo orizzonte di speranza, noi oggi pensiamo al nostro Confratello: egli si è addormentato nel Signore al termine di una operosa esistenza, nella quale ha incessantemente professato la fede nel mistero dell’amore di Dio, proclamando a tutti con la parola e con la vita: “per grazia siete stati salvati” (Ef 2,5).
È sempre molto difficile capire ciò che è bene e ciò che è male. Gesù nel Vangelo di oggi cerca di aiutarci nel capire come fare ad accorgerci della differenza: “Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore”. I frutti aiutano a far capire la qualità di un albero, e le parole di una persona aiutano a capire ciò che si porta davvero nel cuore. Ma dobbiamo, però, constatare che c’è un grande fraintendimento quando si parla dei frutti. Essi sono la ricaduta interiore di ciò che scegliamo. Ecco perché San Paolo si preoccupa di elencarne un congruo numero per riconoscerli: gioia, pace, benevolenza, mitezza, dominio di sé. Se tu vuoi capire se una cosa è buona o meno devi riflettere su che eco interiore essa produce. Se lascia un retrogusto di gioia, di pace, di benevolenza, di libertà allora è una cosa che viene da Dio anche se per realizzarsi lo farà attraverso delle circostanze apparentemente difficili. Un adagio popolare dice che non esiste rosa senza spine, ma se il nostro sguardo si ferma alle spine non godremo nulla della rosa. Poi prosegue Gesù: “Perché mi invocate: "Signore, Signore!" e non fate quello che dico?”. Effettivamente molto spesso con la stessa intensità con cui desideriamo che Egli entri nella nostra vita poi non mettiamo in pratica ciò che ci dice. Se tu hai compreso che una cosa è buona ma poi non la metti in pratica, a caso ti è servito quel discernimento? Ecco perché Gesù dice che chi ascolta il bene senza metterlo in pratica è come chi ha costruito la sua casa sulla sabbia: è destinata a crollare alla prima difficoltà. Chi invece mette in pratica il bene fa certamente fatica, ma ciò che fa è destinato a durare.
Il Signor Ilario Sartorato, vero figlio di Don Bosco, è uno dei discepoli fedeli, è l’uomo buono che dal buon tesoro del suo cuore ha tratto fuori il bene, è quel caro confratello che ci ha lasciato un retrogusto di gioia, di pace, di benevolenza, di libertà. Oggi possiamo affermare con certezza: è una cosa che viene da Dio! Lo ha amato il Signore vivendo in intima unione con Lui, specialmente nelle prolungate soste di preghiera, dove attingeva alla sorgente della salvezza la forza per essere fedele alla volontà di Dio, nel delicato e complesso compito dell’educazione umana ed etico religiosa dei ragazzi. Lo ha invocato il buon Dio in questi giorni di degenza, si è reso disponibile alla Sua volontà! E questo lo ha imparato fin da bambino in famiglia, grazie al luminoso esempio dei genitori Gioacchino e Laura, i quali, ai loro figli (ben 7), avevano saputo creare in famiglia un clima di profonda fede cristiana, favorendo così la sua vocazione.
Il Sig. Ilario Sartorato era nato a Casier (TV) il 28 novembre del 1949. Nella sua famiglia la fede religiosa aveva radici profonde. Dopo gli studi elementari e parte dell’Istituto Tecnico, frequenta le nostre case di San Donà (1966), dove compie l’aspirantato, fino a quando nel 1967 entra nel Noviziato di Albarè. L’anno seguente, il 16 agosto del 1968, emise la consacrazione al Signore con i primi voti religiosi, di Obbedienza, Povertà e Castità, come coadiutore salesiano. Si consacrò definitivamente a Dio e a Don Bosco, con la Professione perpetua, il 15 settembre del 1977 a Roma San Tarcisio.
L’anno dopo il Noviziato, è a Torino Rebaudengo fino al 1972 per completare e proseguire gli studi, sostenendo gli esami di Magistero. In seguito, lo troviamo a Udine praticamente fino al 1994, inserito pianamente e attivamente nella Formazione Professionale. Servire i giovani nella Formazione professionale non significa primariamente dare un mezzo di sussistenza materiale, né di preparare mano d'opera qualificata per l'industria, ma di salvare la persona aiutandola ad assumere «con dignità», cioè con maturità umana e culturale e alla luce della fede, il proprio ruolo per la trasformazione della società. I Salesiani, per una propensione innata, scelgono il mondo del lavoro come realtà da evangelizzare e in essa attuano la loro preferenza giovanile. L’articolo 27 esprime la forma con cui la Congregazione assume oggi lo stesso impegno di Don Bosco. Gli artigianelli del secolo scorso sono diventati «i giovani che si avviano al lavoro e i giovani lavoratori». Si è allargata la visuale. Difatti molti fenomeni giovanili hanno luogo oggi dopo il periodo scolastico, e la formazione della mentalità culturale e cristiana si realizza nell’impegno che si stabilisce attorno all'organizzazione del lavoro, oltre che negli anni della preparazione. I giovani «incontrano difficoltà e sono facilmente esposti ad ingiustizie. Dietro questa espressione appaiono i grossi fenomeni di sfruttamento (lavoro minorile, illegale e sommerso, selezione «ideologica», emarginazione della mano d'opera superflua e sfruttamento di quella assunta...) e i fenomeni tipici della società industriale. Una cosa è certa: i Salesiani non pensano che il lavoro si possa considerare soltanto in termini individuali e di prestazione d'opera: ma pensano ad una carità pastorale cha ha preso coscienza della dimensione collettiva e culturale che avvolge il tema educativo e promozionale del «lavoro» e dell'influsso che esso ha nella salvezza globale del giovane. Questo è quanto fin da subito Ilario ha vissuto.
Ora ascoltiamolo in una sua Lettera indirizzata al Vicario del Rettor Maggiore nel 2018, quando chiede il trasferimento definitivo dall’INE alla ICC: “In questi giorni sto rivivendo col pensiero questi ultimi ventitré anni, da quando mi misi a disposizione per poter lavorare fuori della mia Ispettoria di origine, l'attuale Ispettoria Nord-Est (INE). Dopo un anno passato a Valdocco per quello che fu un anno sperimentale di teologia per coadiutori passato sotto la guida di D. Franco Lotto [1994-1995] e di cui ringrazio il Signore per averlo messo sul mio cammino, sono arrivato nella Ispettoria Adriatica e per tre anni sono stato a Vasto come direttore del locale CFP. Dopo quell'esperienza fui trasferito a L'Aquila dove rimasi per ben 17 anni lavorando sempre nella Formazione Professionale e dove ho vissuto l'esperienza tragica del terremoto e quella molto stimolante del dopo terremoto perché mi ha dato la possibilità di venire a contatto con tutte le forze giovanili dell'appena nata Circoscrizione dell'Italia Centrale e dell'Italia salesiana, tutta. Credo che questo sia stato un grande momento di crescita per la mia persona perché mi ha messo a contatto con tantissimi gruppi giovanili di tutta l'Italia salesiana e che ha permesso a me e a quelli che erano con me a L'Aquila, in quegli anni, di sperimentare la vera solidarietà dei confratelli di tutta l'Italia salesiana, dal Nord a Sud. Nel 2015, dando ascolto ad un momento di difficoltà sopravvenuto successivamente alla morte prematura e del tutto inaspettata di D. Silvio Buttarelli di cui fui spettatore in prima persona, feci richiesta, al già allora ispettore D. Leonardo Mancini, di essere destinato ad altra comunità. Devo dire che con mia grande sorpresa fui destinato all'opera del Borgo Ragazzi Don Bosco. La lettera di obbedienza specificava che mi si chiedeva di essere collaboratore dell'animatore pastorale del CFP e collaboratore dell'incaricato del1'oratorio. In ambedue i ruoli ero stato pensato per valorizzare la figura del coadiutore: sia nella Formazione Professionale come pure nel1'oratorio. Solo ora, giorno dopo giorno, mi sto rendendo conto, sempre di più, di quanto sia importante il ruolo che D. Leonardo mi ha richiesto di ricoprire, tenendo in considerazione che il Borgo Ragazzi Don Bosco, con il settore pre-noviziato è, a tutti gli effetti, una casa di formazione e che quindi ricopro a tutti gli effetti il ruolo di formatore per coloro che diventeranno i salesiani di domani. Sono, comunque, convinto che non è certo per i miei meriti che sono stato chiamato a vivere questi miei anni, della maturità, al Borgo Ragazzi Don Bosco, ma sono altresì convinto che il Signore sa cogliere il meglio da ogni persona là dove è chiamata a vivere. Per questo prego e chiedo preghiere per la mia persona e per il lavoro che sono chiamato a svolgere. Don Bosco e Maria Ausiliatrice siano sempre nei nostri cuori e ci assistano dall'alto dei cieli”.
Don Gianni Sirca, suo Direttore a L’Aquila, così lo ricorda: “Ho vissuto con Ilario nel 2005 e 2006 nella comunità di L’Aquila. Li apprezzai la sua costante presenza quotidiana tra i ragazzi del Centro di formazione professionale, l’impegno e la cura nel preparare le lezioni e attività di laboratorio per essi e la particolare predilezione per i più deboli. Ilario si distinse, oltre che nella fedeltà ai momenti di preghiera e di vita comunitaria, nella disponibilità e nel generoso, silenzioso e umile servizio verso i confratelli. Ogni sera, dopo cena, si preoccupava di raccogliere gli avanzi delle vivande e i piatti sporchi e di portarli nel piano sottostante in frigo e nell’apposito lavandino; ogni mattina, poi, si alzava prima degli altri e, prima della meditazione, preparava l’occorrente per la colazione della comunità e, dal piano sottostante lo portava in refettorio. Tale umile e prezioso servizio Ilario lo svolse per anni con semplicità e senza farlo mai pesare sugli altri! Grazie, Ilario, per la tua generosità, l’esempio e la santità espressa nel quotidiano con gesti semplici, umili e graditi a Dio e agli uomini”. Nel 2019 e fino al 2022 viene destinato nuovamente a L’Aquila collaborando nel locale CFP e Oratorio; nel 2022 giunge a Vallecrosia con l’incarico di Collaboratore in Oratorio e nel CFP… penso che Francesca e Marco continueranno a far sentire la voce di Ilario che scandiva i tempi della ricreazione e della ripresa delle lezioni, della chiusura del cortile e così via… In questi ultimi 40 giorni ha attraversato un momento difficile a causa della malattia e della sofferenza fisica: ha offerto anche questo al Signore nella preghiera per la salvezza delle anime e per le vocazioni. Rinnovando quotidianamente l'offerta della sua esistenza, si è unito alla passione redentrice del Signore. In questo modo, la sua vita sofferente, unita al Crocifisso, ha acquistato un valore unico ed diventata eminentemente «apostolica». Da questo atteggiamento di offerta di sé in Cristo, scaturiva la preghiera che occupava un posto privilegiato nelle lunghe ore di pazienza. Così ha dato testimonianza fino all’ultimo momento. Il Sig. Ilario ha incarnato in maniera significativa e singolare la missione di educatore salesiano laico all’insegna della passione per la missione e al servizio dei confratelli e delle comunità. Il senso della fatica, della responsabilità, del servizio, il dimenticarsi di sé, l’attenzione per gli altri… sono state le mète pedagogiche proposte ai suoi ragazzi. Spesso tornava con la memoria ai tempi andati e magari s’irrigidiva un pochino ma il suo sguardo si illuminava al ricordo dei tanti ragazzi, quelli più poveri, che aveva servito per farli crescere nel bene. Con sentimenti di affetto vogliamo ricordare il Sig. Ilario, rendendo grazie a Dio per i suoi doni elargiti a favore della Congregazione Salesiana e della Chiesa. Il nostro ringraziamento diventa preghiera di suffragio per lui, affinché il Signore lo accolga nella beatitudine del Paradiso. Per la sua anima eletta offriamo questa Santa Eucaristia, stringendoci attorno all'Altare, su cui si rende presente il Sacrificio che proclama la vittoria della Vita sulla morte, della Grazia sul peccato, del Paradiso sull'inferno.
Egli ha saputo incarnare la figura del Coadiutore Salesiano, quale è uscita dal cuore e dalla mente del Santo Fondatore, maestro di spirito, capace di guidare i ragazzi e i giovani e le loro famiglie nell’impegno spesso non facile della vita cristiana, con quella vocazione laicale capace di poter dialogare con gli uomini del nostro tempo.
In risposta alla chiamata dello Spirito Santo, il Sig. Ilario, liberamente e senza volontà di ritorno, ha puntato sul Vangelo tutta la sua esistenza per seguire Cristo povero, casto e obbediente. Per questo si è consacrato totalmente come Coadiutore salesiano alla Santissima Trinità per procurare la sua gloria nel ministero dell’educazione cristiana. La Santissima Vergine Ausiliatrice che il Sig. Ilario ha amato ed invocato quale Madre tenera e premurosa lo riceva adesso tra le sue braccia come figlio carissimo e lo accompagni all’incontro con Cristo, atteso da San Giovanni Bosco di cui è stato sempre un fedele figlio. Il buon Dio mi ha dato la possibilità – in questi quaranta giorni di ospedale – di poterlo vedere e con lui parlare; l’ultima volta proprio lunedì. Dalle sue parole e dai suoi occhi traspariva tanta lucidità sul momento che stava vivendo. Insieme abbiamo invocato l’Ausiliatrice e, siamone certi, lo ha preso con sé per consegnarlo come un’offerta a Dio gradita.
Caro Ilario Maria (questo è il nome che ti sei aggiunto nel 1971), è consolante pensare che la preghiera di tanti fratelli e sorelle, amici, parenti ed ex-allievi, che dal tuo insegnamento hanno attinto conforto e speranza, si unisce oggi alla nostra, e sale gradita al Padre celeste in suffragio della tua anima. In questo momento, a nome dei Confratelli, dei tanti laici e giovani che hai incontrato sul tuo cammino, ti rivolgo l’ultimo addio terreno. A nome loro e nostro ti offriamo il fiore della nostra più profonda gratitudine. Ottienici dal Signore numerose e sante vocazioni laicali autenticamente salesiane. Amen!