Published On: 14 Giugno 2025

Quest’oggi, sabato 14 giugno 2025, nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino Valdocco, undici nostri confratelli sono stati ordinati diaconi, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Alessandro Giraudo, vescovo ausiliare di Torino.

Fra di loro anche il nostro don Samuel Kadiata Kafumbu, originario del Congo, missionario nella nostra ispettoria dal suo tirocinio prima a Genova e poi a Cagliari. Nessuno dei suoi parenti, purtroppo, a causa delle lungaggini burocratiche per il rilascio del visto, ha potuto partecipare fisicamente. «Non c’è la mia famiglia, ma ci sono i miei fratelli, e questo mi basta», ha commentato Samuel prima dell’ordinazione, spiegando appunto le difficoltà per ottenere i documenti necessari. Circondato dall’affetto dei confratelli e dei tanti giovani dell’oratorio torinese del Rebaudengo, Samuel ringrazia tutti i confratelli e chiede un ricordo particolare nella preghiera.

Bella, semplice e breve l’omelia di mons. Alessandro Giraudo, di cui riportiamo la trascrizione integrale.

Quando ci siamo chinati davanti all’altare, ogni volta, pronuncio queste parole dentro di me: «Padre parla attraverso la mia pochezza, attraverso me, il nulla che io sono!».

È ciò che avete scelto nelle parole del profeta Geremia (la prima lettura “Non dire sono giovane, ma va’ da quelli a cui io ti manderò”, n.d.r.) e in quel “primo segno”, il segno di Cana, quell’acqua che diventa vino. Il vino migliore, il vino inutile in quel momento, perché anche il maestro di cerimonia resta stupito: di solito alla fine si dà il peggio, non il meglio. Un vino sovrabbondante. Quante volte non abbiamo neanche la capacità di un bicchiere d’acqua: altro che tanti, 120 litri, di vino buono, di gioia, di festa di vita. Eppure, anche quel poco che siamo è così prezioso per Dio al punto che gli unici che conoscono la verità di quel miracolo sono i servi.

Tra poco, ancora di più di quanto non avete sperimentato finora nel vostro cammino, sarete chiamati a essere servi e lo sarete per sempre, perché il ministero del diaconato, il ministero che siamo chiamati a vivere, è un ministero di servizio, di dono, di acqua della nostra purezza che acquisisce il sapore della vita di Dio, che acquisisce il sapore della vita che altri possono sperimentare, della festa, della gioia che siamo chiamati a rendere possibile, perché si manifesti la gloria di Dio: il suo amore per noi, per ciascuno di noi.

Che possiate costudire questo dono e viverlo ogni giorno, facendo – anche voi, nel vostro servizio – ciò che avete scelto come risposta alla chiamata di Dio: fare e, tra poco sentirete, vivere ciò che annunciate.