Published On: 7 Settembre 2025

Pubblichiamo l’omelia tenuta da dal Superiore dei Salesiani dell’Italia Centrale, don Roberto Colameo, durante l’Eucarestia conclusiva del pellegrinaggio giubilare alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, all’altare della confessione.

 

QUESTO È IL VERO GIUBILEO. Eccoci qui, alla fine del nostro pellegrinaggio. Ma è solo l’inizio. Abbiamo attraversato la porta santa e siamo pronti a ripartire, a ricominciare a seguire il Signore che ci ha chiamati. Luca ci racconta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Immaginiamo le strade polverose e assolate, come quelle che abbiamo percorso oggi. Gesù attraversa il deserto di Giuda, salendo verso il monte Sion. Era appena uscito da una cena dai farisei, dove non aveva risparmiato parole taglienti, e ora era seguito da una gran folla. Improvvisamente, si voltò a guardarli. In quel gesto non c’è solo un fatto di cronaca, ma tutta la passione di Gesù per le persone. I Suoi occhi incontrano i nostri, il Suo volto si fa vicino. Quante volte ha detto a chi lo seguiva che non era lì per se stesso, ma per loro! E non ha mai smesso di “voltarsi” verso le folle stanche e ferite di questo mondo: ieri come oggi, compresi noi.

Questo stesso sguardo si rinnova ogni volta che ascoltiamo il Vangelo, specialmente nell’Eucaristia domenicale che stiamo celebrando. La Sua Parola è per noi, per raggiungere e toccare il nostro cuore. Lo sguardo di Gesù è serio, perché serio è il suo amore. Ci ha presi sul serio, fino a dare la Sua vita. E ora chiede a noi la stessa serietà: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la propria vita, non può essere mio discepolo” (v. 26). Queste sono le condizioni. Nessun altro passo del Vangelo è così radicale. Luca elenca ogni legame familiare e li sottopone tutti a quel verbo “odiare”. Gesù dice che non basta seguirlo fisicamente o fare qualche sacrificio. Dobbiamo spezzare ogni legame con il passato, fino a “odiare” la nostra stessa vita! Sembrano parole durissime, quasi impossibili. Eppure, sono chiare e inequivocabili.

QUESTO È IL VERO GIUBILEO. Certo, il termine “odiare” va contestualizzato nella lingua semitica, dove significa “amare meno”. Ma non dobbiamo neutralizzarlo facilmente. La richiesta di Gesù è e rimane estremamente dura. Non si tratta solo
di etica: Gesù e il Regno di Dio chiedono l’azzeramento dei nostri schemi di vita per crearne di nuovi. I rapporti, anche quelli familiari, devono rinascere a partire dalla nostra scelta radicale per Lui. Non possiamo amare Gesù e gli altri affetti in modo paritario, perché non ameremmo davvero nessuno. Il cuore di questo Vangelo è la radicalità della scelta per il Signore. Lo conferma anche il versetto successivo: “Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo” (v. 27). Gesù lo dice mentre cammina verso Gerusalemme, verso la Sua croce.

QUESTO È IL VERO GIUBILEO. Seguire Gesù significa condividere il suo destino, essere una cosa sola con lui. È una scelta impegnativa. Gesù lo spiega con due metafore pratiche: il costruttore che calcola se ha i soldi per finire l’edificio, e il re
che valuta se ha le forze per vincere la guerra. Non si tratta di calcolare se vale la pena seguirlo. Anzi. Gesù conclude: “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (v. 33). L’unico calcolo è rinunciare a tutto per sceglierlo. È una scelta serissima, la più importante della nostra vita.

QUESTO È IL VERO GIUBILEO. Eppure, lo ammetto, non possiamo farcela da soli. Io, e voi, abbiamo bisogno di fratelli e sorelle che condividano questa strada e ci sostengano con la loro fede. Ho bisogno di amici “quaggiù” – guardiamoci attorno e rendiamo la nostra vita una Chiesa viva per Dio e per gli altri – e ho bisogno di amici “lassù”, scalatori e navigatori come Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, che ci insegnano che con il Pane del cammino (l’Eucaristia), un sentiero diventa autostrada e una vetta di montagna si trasforma nel Cielo della Gioia eterna.

QUESTO È IL VERO GIUBILEO.