
Dal 10 al 16 agosto ’25 si è svolto a Faller di Sovramonte (presso i padri Canossiani) il Campo di Pastorale Giovanile & Famiglia, appuntamento estivo ormai tradizionale della Circoscrizione Salesiana dell’Italia Centrale, che vede convenire tante famiglie che sono attive nei propri ambienti di provenienza in questo ambito così specifico della Pastorale Giovanile, ovvero quello di formare e accompagnare la crescita della persona dei nostri ragazzi, adolescenti e giovani chiarendo e facendo rivivere i valori propri della famiglia umana (cfr. Settore per la Pastorale Giovanile, Pastorale Giovanile e Famiglia, p. 7). Non possiamo infatti lavorare con i giovani senza pensare alle loro famiglie (cfr. ibidem), come già Benedetto XVI affermava, indicandola quale nuova frontiera dell’evangelizzazione.
Abbiamo allora intervistato Luca e Maria, una giovane famiglia che ha partecipato al Campo.
Chi siete e come mai siete qui?
Siamo Luca e Maria, ci siamo sposati il 6 maggio 2023, da 10 mesi siamo diventati genitori di Chiara e tra il 10 e il 16 agosto 2025 abbiamo avuto la gioia, come famiglia, di partecipare al campo di Pastorale Giovanile e Famiglia organizzato dai Salesiani della nostra Circoscrizione, su invito della nostra casa di Civitanova.
Settimana impegnativa?
Settimana immersa nella natura delle Dolomiti, intensa e preziosa, vissuta insieme ad altre famiglie della circoscrizione con cui fin da subito abbiamo sperimentato un grande clima di fraternità e ricca di riflessioni sotto la guida di don Andrea Lupi, don Flaviano D’Ercoli e don Marco Tagliavini. Ci siamo sentiti parte di una comunità che cammina nella stessa direzione: educare ed evangelizzare, mettendo al centro i giovani come primi destinatari.
Cosa vuol dire essere famiglia impegnata nella pastorale di una casa salesiana?
Ci ha colpito il modo in cui la famiglia può essere protagonista: non solo come “oggetto” di cura pastorale, ma come vero soggetto attivo della missione educativa. Abbiamo riscoperto, ancora una volta, che essere famiglia oggi significa essere controcorrente.
Cioè, potete spiegarci meglio?
Essere famiglia controcorrente vuol dire: rispettare le scelte della persona che abbiamo sposato, perché solo distinti si può amare Dio in libertà; fare esperienza quotidiana dei propri limiti, perché è così che ci stupiamo e lo stupore ci spinge alla ricerca di Dio; testimoniare una vita cristiana con le proprie azioni, perché nel concreto le parole non bastano.
Qual è stato il cuore tematico di questo campo?
Abbiamo vissuto insieme catechesi, momenti di preghiera, condivisione, riflettendo sul “Primo Annuncio” dentro una Chiesa profondamente cambiata, che vive uno stravolgimento di epoca.
Il primo annuncio è l’incontro vivo con la Persona di Gesù: un incontro empatico che ci accoglie con amore, ma al tempo stesso estremamente provocatorio che ci smuove nel profondo.
E ora si torna a casa…
Eh sì, tornando a casa, ci siamo detti che la vera sfida non è portare avanti mille attività, ma imparare a custodire la cura reciproca e la capacità di dire con la nostra vita, che Dio ci ama e cammina con noi, impegnandoci in prima persona.