
Si sono svolti a ottobre 2025 i campi di Formazione Generale per i volontari del Servizio Civile Universale (SCU) impiegati nei progetti di Salesiani per il Sociale. Le tappe di Genzano e Firenze hanno unito didattica, spiritualità salesiana e testimonianze sull’impegno sociale.
Nel mese di ottobre 2025, i volontari e le volontarie del Servizio Civile Universale (SCU) impegnati nei progetti promossi da Salesiani per il Sociale nelle regioni dell’Italia Centrale hanno partecipato ai campi di Formazione Generale, tappe fondamentali del loro percorso. Quattro giorni intensi, dedicati alla scoperta, alla riflessione e all’interiorizzazione dei valori cardine del Servizio Civile: solidarietà, consapevolezza, cittadinanza attiva e l’amorevolezza tanto cara a Don Bosco.
Tappa 1: Genzano (21-24 ottobre) – Dalla Pigrizia alla Consapevolezza Umana
Il campo di Genzano, ospitato presso Casa Versiglia, è stato preceduto da un momento di incontro a Roma, prima presso la Basilica del Sacro Cuore di Gesù, che ha incluso la visita al Museo Don Bosco, e poi nei luoghi storici della città.
Obiettivi Formativi e Incontri di Eccellenza
Gli incontri formativi sono stati un mix tra didattica frontale, dinamiche di gruppo e interazione in aula. I temi trattati hanno spaziato dalla storia e organizzazione dei Salesiani alla vita e al pensiero di Don Bosco, includendo anche un corso sulla sicurezza sul lavoro e la gestione delle dinamiche lavorative, la storia del Servizio Civile e testimonianze di cittadinanza attiva.
Il Valore dell’Incontro
Oltre alle nozioni tecniche, la vera “formazione” è stata quella umana. L’ esperienza di condivisione, pur tra persone con background e visioni diverse, ha rafforzato la consapevolezza. L’unica cosa che inizialmente univa gli ottanta partecipanti era la scelta dello SCU, che li ha portati a incontrare persone con cui altrimenti non avrebbero scambiato una parola. Questo incontro, quasi sempre, ha reso i partecipanti persone più consapevoli e migliori. L’esperienza si è conclusa con il forte desiderio di portare nella vita di servizio quell’apertura e quel coraggio di fare un passo avanti, ispirato dal Vangelo di Luca, per incontrare l’altro.
Tappa 2: Firenze (28-31 ottobre) – Amorevolezza e Dialogo Interreligioso
Il campo di Firenze si è concentrato sui pilastri della spiritualità salesiana e sulla necessità di un impegno concreto per la pace nel mondo.
I Pilastri del Sistema Preventivo
Accompagnati da Don Stefano e Suor Mercedes, i volontari hanno approfondito la figura di Don Bosco, la sua missione verso i giovani più fragili e il suo famoso sogno dei 9 anni. L’attenzione è stata posta sul Sistema Preventivo basato su Ragione, Religione e Amorevolezza. Un concetto ben riassunto dalla citazione in latino ascoltata durante una delle uscite: “Ubi amor est, ibi oculus est” (Dove c’è amore, c’è un occhio, una cura).
Lo psicologo Alessandro Iannini ha rafforzato questo concetto, spiegando l’importanza di una comunicazione interpersonale efficace. Il compito dell’educatore è aiutare gli altri a camminare, ma soprattutto a vedere in sé stessi il bene che ancora non riescono a riconoscere, seguendo l’insegnamento di Don Bosco: “In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare”.
Testimonianze di Pace e Impegno Civile
Momento indimenticabile della formazione è stato l’incontro con Izzedin Elzir, Imam di Firenze e promotore del dialogo interreligioso, e una famiglia palestinese ospitata dall’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa. Le loro testimonianze dirette sulla vita a Gaza in tempo di guerra hanno toccato profondamente i volontari, trasmettendo la sofferenza ma anche una forte dignità e speranza di pace.
Questo tema è stato collegato alla figura di Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e modello di cittadinanza attiva, del quale è stata approfondita la storia durante un tour serale. La Pira sosteneva che la pace tra i popoli dovesse nascere dal dialogo tra le religioni, promuovendo i “Colloqui Mediterranei” come strumento concreto per la costruzione della pace.
Nell’ultima giornata, l’educatore Gianni ha concluso il percorso esortando i volontari a vivere il loro ruolo educativo con autenticità, ricordando che non si può chiedere ai ragazzi ciò che non si è disposti a vivere in prima persona. Attraverso la metafora del Colombre, è stato lanciato l’invito a guardare dentro le proprie paure e i propri limiti, per trasformarli in consapevolezza e crescita.
I giorni di formazione hanno rafforzato la convinzione che formarsi come operatori del Servizio Civile Universale significa prima di tutto formarsi come persone, capaci di ascolto, accoglienza e servizio con autenticità e passione.

















