Published On: 22 Aprile 2025
don Giovanni Michele Cossu

Nule (SS), 02/11/1941 | + Roma, 21/04/2025

Annuncio

La comunità salesiana di Roma "San Giovanni Bosco" e la Circoscrizione Salesiana “Sacro Cuore” – Italia Centrale annunciano che

È ENTRATO NELLA VITA PIENA

GIOVANNI Michele COSSU salesiano presbitero

65 anni di professione religiosa, 54 di ordinazione presbiterale, morto il 21 aprile 2025 a 83 anni d’età.

I funerali saranno celebrati giovedì 24 aprile alle ore 15,00 nella Parrocchia di San Giovanni Bosco in Roma.

I resti mortali attenderanno la resurrezione nel cimitero di Frascati.

Biografia

Don Giovanni è nato il 2 novembre 1941 a Nule (SS), nella diocesi di Ozieri, da mamma Maria Pasqua e papà Francesco e fu battezzato dopo pochi giorni, il 6 novembre nella stessa Chiesa parrocchiale di Nule. Ha frequentato le scuole elementari nel suo paese natale mentre nel 1953 per le medie e il Ginnasio si sposta a Loreto presso la casa dei salesiani. Nel 1958, come scrive lui stesso “finalmente, dopo cinque anni di aspirantato” fa domanda di essere ammesso al Noviziato Con “scopo mio principale di salvare l’anima mia e quella di tanti altri”. Il noviziato lo svolge a Lanuvio nel 1958-59 emettendo la sua prima professione come salesiano il 15 agosto del 1959 a Lanuvio.

Successivamente per lo studio liceale e filosofico viene inviato a Roma San Callisto dove rimane dal 1959 al 1962 per poi andare per un ulteriore anno di studi filosofici a Nave (BS) nel 1962-63. Consegue in questi anni la maturità classica e una volta finiti gli studi filosofici inizia il tirocinio tornando a Loreto per due anni, dal 1963 al 1965 e proprio a Loreto l’8 agosto del 1965 emette la professione perpetua nella Congregazione salesiana. Don Giovanni redige una lunga lettera, il 24 maggio 1965, come domanda per la professione perpetua in cui, tra l’altro, scrive: “Nel tempo trascorso in Congregazione, ho avuto modo di esperimentare la vita salesiana e, soprattutto, di approfondire il problema della mia vocazione. Perciò ringrazio la Congregazione Salesiana del bene prodigatomi, non solo per la mia vita fisica ed intellettuale, ma, in modo particolare, per la facilità concessami nel poter provvedere, con ogni comodità, al bene dell’anima mia. Sento di non essere stato sempre generoso e riconoscente verso la Congregazione: per questo chiedo perdono e scusa a tutti i superiori e confratelli, che il qualsiasi modo avessi offeso. […] Dopo aver pregato, esperimentato e dopo essermi consigliato con i miei superiori, mi sembra di aver capito che Dio mi chiama alla santità da conseguire nello spirito delle Regole di Don Bosco”. E con grande umiltà conclude: “Signor Direttore, non voglio essere presuntuoso perché so quanto sia grande la mia debolezza ed incapacità; so di non avere grandi doti. Ma so anche che Iddio, che ha iniziato l’opera, la condurrà certamente a buon fine”. I superiori hanno una grande stima di don Giovanni e nell’ammissione alla professione perpetua elencano le sue qualità: “salute buona, capacità intellettuali e attitudini pratiche buone; incline allo studio, sempre di lodevole regolarità e di molto spirito di pietà e di zelo, si è sforzato per moderare il suo rigore”.

Dopo i due anni di tirocinio a Loreto continua con un terzo anno di tirocinio a Macerata, nel 1965-66 per poi trasferirsi a Roma presso l’Università Pontificia Salesiana per gli studi teologici, dal 1966 al 1970, conseguendo la Licenza. Nel presentare il candidato studente di teologia l’allora suo Ispettore (don Giovanni, anche se nato in Sardegna, fin dall’inizio della sua vita salesiana – grazie a don Scanu, parroco in Ancona - s’inserì nell’Ispettoria Adriatica) ne fa questo identikit: “temperamento volitivo e tenace; buone capacità intellettuali per intelligenza e costanza; spirito religioso aperto, impegnato e cosciente; ottima osservanza religiosa con manifestazioni di critica serena; grande spirito apostolico per iniziativa personale”. Negli anni della teologia riceve gli ordini minori e il 17 maggio 1970 arriva il grande giorno dell’ordinazione sacerdotale: è la Domenica di Pentecoste e l’ordinante è il Vescovo di Roma, sua santità Paolo VI, nella Basilica di San Pietro a Roma. Per il Papa ricorreva il 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale e come dono, la Chiesa di ogni continente, aveva inviato a Roma Diaconi per ricevere l’imposizione delle mani da Papa Paolo VI: don Giovanni era uno dei 278 Diaconi che venivano ordinati!

In quell’occasione il Papa disse ai futuri sacerdoti: “Questo prodigio, ricordatelo sempre, avviene in voi, ma non per voi; è per gli altri, è per la Chiesa, ch’è quanto dire per il mondo da salvare. Voi diventate strumenti, diventate ministri, diventate totalmente dediti al servizio dei fratelli. Voi intuite i rapporti che nascono da questa elezione fatta di voi: rapporti con Dio, con Cristo, con la Chiesa, con l’umanità. Voi comprendete quali doveri di preghiera, di carità, di santità, scaturiscono dalla vostra sacerdotale ordinazione. Voi intravedete quale coscienza dovrete continuamente formare in voi stessi per essere pari all’ufficio di cui siete investiti. Voi capite con quale mentalità spirituale ed umana dovrete guardare il mondo, con quali sentimenti e con quali virtù esercitare il vostro ministero, con quale dedizione e quale coraggio consumare la vostra vita in spirito di sacrificio uniti a quello di Cristo. Voi sapete tutto questo, ma non cesserete di ripensarvi per quanto durerà - e sia lungo e sereno - il vostro terreno pellegrinaggio. Non temete mai, Figli e Fratelli carissimi. Non dubitate mai del vostro Sacerdozio. Non lo isolate mai dal vostro Vescovo e dalla sua funzione nella Santa Chiesa. Non lo tradite mai! Ecco, oggi così noi preghiamo per voi”.

Appena diventato sacerdote viene inviato nella casa di Macerata per un lungo periodo di apostolato che durerà più di venti anni, dal 1970 al 1991, in cui progressivamente don Giovanni assumerà ruoli sempre più alti di responsabilità: insegnante, preside e poi Direttore della stessa casa dal 1984 al 1990. Nel giugno 1991 don Giovanni scrive al suo Ispettore, don Gaetano Galbusera, per chiedere di essere trasferito nella Visitatoria Sarda e poter quindi lavorare in Sardegna per essere vicino alla mamma anziana, rimasta sola dopo la morte della sorella. Naturalmente la richiesta viene accettata e nel settembre 1991, don Giovanni viene incardinato nella comunità di Nuoro, sostenendo la propria mamma nel paese natale Nule, aiutando come collaboratore parrocchiale e insegnante ad una scuola statale e alla scuola delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Nuoro. La mamma muore nel 2002 e concluso l’anno pastorale 2002-03, don Giovanni, intanto incardinatosi definitivamente nella Visitatoria Sarda ISA (24 gennaio 2003), viene inviato a Cagliari Don Bosco con l’incarico di insegnante e Preside del Liceo classico e scientifico.

Così scrive don Michelangelo Dessì: “Quando - dopo tredici anni di assistenza quotidiana alla mamma anziana bloccata a letto a Nule, suo paese natale - tornò stabilmente alla vita comunitaria, si presentò all’assemblea ispettoriale, perché, disse prendendo pubblicamente la parola, ho bisogno di fratelli con cui camminare. Voleva sinceramente bene ai confratelli. Attento sia da direttore che da ispettore al colloquio personale con una paternità ricca, che esprimeva con l’ascolto e premurosa attenzione e quando aveva un compito o un’obbedienza da dare era preoccupato di non recare troppo disturbo. In tanti abbiamo incontrato una paternità matura che ha aiutato a crescere e a responsabilizzarsi, attraverso una grande fiducia verso i confratelli più giovani. Voleva sinceramente bene ai laici, in particolare a quelli con cui collaborava e ai salesiani cooperatori di cui spesso è stato delegato. Esprimeva la sua attenzione con gesti particolari di vicinanza e piccole attenzioni gratuite e disinteressate, fedeli nel tempo, anche a distanza. Grazie per il suo desiderio di fraternità”.

Nel 2005 viene nominato Superiore della Visitatoria Sardegna, incarico che avrà nel delicato periodo del processo di unificazione delle tre Ispettorie salesiane del Centro Italia e della Visitatoria della Sardegna. Un servizio breve, solo tre anni, ma che ha lasciato un segno nel cuore di diversi confratelli, membri della FS e laici collaboratori. Il 15 agosto 2008 scrive la sua ultima Lettera ai confratelli della Visitatoria della Sardegna: “è giunto il tempo dei saluti: saluti ad ognuno di voi al temine del mio mandato triennale come ultimo Superiore della Visitatoria. Tre anni di cose belle e di fatti meno buoni e dolorosi che ci hanno toccato nel profondo. Non era certo nel mio orizzonte un incarico simile, perché “non andavo in cerca di cose grandi o superiori alle mie forze” (cfr Salmo 131, 1): ho accettato in spirito di servizio e tutti avete avuto modo di constatare soprattutto i miei limiti. È stata una esperienza che mi ha aperto lo sguardo sulla realtà vasta della Congregazione. Ora ritorno al lavoro “ordinario” e vi assicuro che la cosa più bella è quella di poter tornare a vivere dentro una comunità con un ritmo di lavoro stabile, a contatto con i giovani che sono i destinatari principali della nostra missione di salesiani. Ringrazio la disponibilità dei confratelli ed auguro a tutti, specialmente a quelli ai quali l’“Obbedienza” ha causato sofferenza, di vivere il cambiamento con lo stato d’animo dell’Esodo, perché tutti in quanto discepoli del Cristo siamo chiamati a scoprire che “la nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo” (Fil 3, 20) e che qui in terra “non enim habemus hic manentem civitatem, sed futuram inquirimus – non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura”(Eb 13, 14): il cristiano è sempre in qualche maniera uno sradicato, in perenne esodo e per questo non si attacca alla città, all’opera, all’incombenza…”.

Dopo l’unificazione nella ICC del 2008, don Giovanni viene inviato nuovamente a Cagliari Don Bosco come Direttore fino al 2011. “Uomo di una profondità culturale e spirituale notevole, non era di quegli eruditi che sentono il bisogno di snocciolare citazioni o di fronte ai quali ti senti inferiore, ma nel dialogo, nelle conferenze, come nella predicazione, amava la semplicità, quella che viene da una preparazione attenta e remota e prossima. Capace di gesti di tenerezza concreta, aveva un’affettività matura e limpida, era contento di incontrare le persone e i confratelli. E lo percepivi dal sorriso semplice e ordinario che gli riempiva gli occhi e le labbra quando pronunciava il nome del suo interlocutore. Il suo intimo rapporto con il Padre di ogni bontà traspariva facilmente nelle omelie ben preparate, nelle condivisioni sulla Parola, meditata e studiata con profondità, nel suo modo semplice e attento di celebrare l'Eucaristia e i sacramenti. Godeva e ricercava con attenzione tutte quelle occasioni in cui poteva ascoltare e approfondire la Parola, in particolare per gli Esercizi Spirituali ricercava quei predicatori che lo aiutassero ad entrare dentro il testo biblico e ne godeva e ci ritornava a lungo durante l’anno, citando quella particolare espressione o esegesi che incontrava nei suoi studi o nelle meditazioni o nelle conferenze ascoltate” (don Michelangelo Dessì).

Con la nuova Circoscrizione Salesiana “Sacro Cuore” dell’Italia Centrale si aprono più vasti orizzonti e nel 2011 don Giovanni viene trasferito a Firenze, presso l’Istituto Salesiano dell’Immacolata con il compito di Preside delle medie e del liceo ivi presenti: questa è l’occasione in cui la Provvidenza mi dona di vivere accanto a Lui. Qui sperimento personalmente quanto nelle testimonianze finora citate emerge di don Giovanni: la delicatezza, la competenza, la professionalità, la passione educativa, la gioia della vita fraterna.

“Fin da subito ebbi l’impressione, poi confermata, di una persona pacata e semplice ma con una grande umanità, capace di ascolto e che sapeva mettere a suo agio l’interlocutore senza quella soggezione che sarebbe potuta derivare dall’età, dall’esperienza e da un bagaglio culturale evidente e importante anche se non ostentato” (don Daniele Merlini).

Resterà a Firenze fino al 2013 per poi essere trasferito prima a Terni fino al 2016, poi un anno a Nuoro sempre come vicario del Direttore, collaboratore in Parrocchia e incaricato della Famiglia Salesiana, per poi ritornare nel 2017 nuovamente a Terni sempre come collaboratore in Parrocchia. Qui a Terni inizia il suo nascosto e silenzioso “calvario” della salute fisica che progressivamente lo accompagnerà negli anni a venire.

Nel 2019 approda alla comunità di Roma Don Bosco in veste di collaboratore parrocchiale, delegato del locale Centro Salesiani Cooperatori e come Archivista della Sede Ispettoriale. Così scrive don Stefano Aspettati: “Quando chiesi a Lui di prendere in mano l’archivio ispettoriale rispose con una obbedienza pronta, ben sapendo che il lavoro era nascosto e arido. Ben presto si rese conto che il suo compito era molto delicato, perché c’era soprattutto da rimettere ordine nelle situazioni delle 4 ex ispettorie, soprattutto all’inizio di esse. La sua riservatezza e la sua meticolosità sono state di grande aiuto. Altro campo pastorale in cui si è dedicato volentieri negli ultimi anni di vita è stata la Famiglia Salesiana (Salesiani Cooperatori a Terni e Roma DB) e incarico ispettoriale VDB. Era uno dei tanti ex ispettori che avevo in Ispettoria nei sei anni di servizio ed è sempre stato con me molto rispettoso, elegante, perfino paterno in certi tratti”.

“Nell’ archivio storico ha lavorato con attenzione e passione, in silenzio e costantemente, fino a quando la salute lo ha sostenuto. Ha curato scrupolosamente l’ordine e con pazienza apriva e riapriva ora un fascicolo, ora un faldone, perché doveva inserire un foglio o una cartella, oppure c’era da riordinare cronologicamente documenti depositati in modo anche confuso e quasi dimenticati. Ha proseguito con passione un lavoro iniziato da Don Mario Marchioli con l’obiettivo anche di unificare i documenti provenienti dalle Ispettorie precedenti la Circoscrizione. E l’insieme del suo servizio era sempre accompagnato anche da discrezione e misericordiosa comprensione: sentimenti ampiamente necessari specie quando, nella verifica di quanto era da archiviare, non poteva mancare anche la conoscenza di avvenimenti segnati ora da testimonianze esemplari, ora da debolezze e fragilità umane” (don Gian Luigi Pussino).

Proprio per questo suo servizio - il giorno 8 novembre 2024 – fu nominato membro onorario dell’Associazione Cultori di Storia Salesiana (ACCSA). Fui proprio io a richiedere tale inserimento per il “suo instancabile lavoro il nostro archivio risulta ben organizzato, con i dovuti inventari e i rispettivi cataloghi. La sua dedizione alla tutela, alla custodia della memoria salesiana è un servizio di inestimabile valore, perché permette di rendere possibile la promozione della ricerca sulla attività salesiana, svolta per il bene della Chiesa e della Società, per questo merita, a mio giudizio, un riconoscimento da parte dell’ACSSA, cioè essere annoverato tra i Membri Onorari dell’ACSSA”.

Dal 2019 don Giovanni è anche assistente ecclesiastico regionale VDB per la Regione Italia Centro (ICE). Daniela Boccacci, responsabile regionale VDB ICE scrive: “E' stato Assistente Ecclesiastico Regionale dal 2020 al 2023. Persona mite e buona, si è inserito nella realtà della nostra Regione con delicatezza e "in punta di piedi". Abbiamo avuto la gioia di sperimentare la sua paternità accogliente nelle confessioni. Negli incontri di Istituto, sia di consiglio regionale che nei convegni con le Sorelle dei vari Gruppi abbiamo apprezzato sempre la sua parola saggia e competente; nelle condivisioni, ascoltava volentieri le esperienze e ci incoraggiava a vivere in modo sempre più autentico la missione che il Signore ci affida. Ha lasciato l'incarico quando le forze non gli hanno più permesso di svolgere appieno il suo compito. Conserviamo di lui una memoria grata”.

Nel 2023 la malattia che aveva curato, riprende il suo vigore. Anche in questo tempo, affrontata con grande dignità e senza lamentarsi; portando avanti i compiti che gli erano stati assegnati con passione, precisione e profonda umanità. Apprezzava molto l’interesse dei confratelli, i quali lo hanno accompagnato e sostenuto fin l’ultimo giorno. Ringrazio il Direttore, don Giorgio e gli altri confratelli della Comunità per essersi presi cura di don Giovanni, questa bella ed elegante figura di salesiano che ha saputo unire la signorilità del tratto ai suoi riferimenti sardi sempre ben presenti.

“Ha vissuto con intensità la sua vocazione salesiana, sbocciata in un angolo di Sardegna lontano dalle case salesiane, ma toccato dal Bollettino Salesiano…Affascinato dalla figura di Don Bosco lo ha seguito con fedeltà, vivendo e godendo della vita comunitaria che sentiva come dono e impegno” (don Antonello Sanna).

È morto lunedì 21 aprile 2025, lunedì dell’Angelo, nel pieno della gioia e della luce pasquale, nello stesso giorno in cui è salito alla casa del Padre anche papa Francesco.

Omelia

Nel giorno di Pasqua celebriamo la nascita al Cielo di don Giovanni e come Chiesa pellegrina diamo il nostro ultimo saluto, un saluto pieno di speranza e di fede, un commiato che ci apre alla Vita Eterna!

Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?

Improvvisamente il Risorto appare tra gli apostoli e i discepoli. L’apparizione desta sorpresa e timore: un uomo in carne e ossa non può passare attraverso porte chiuse. Essi credono di vedere uno spirito, un fantasma. Ma colui che appare loro non è un fantasma, è proprio Gesù. Il Signore rimprovera quegli uomini dubbiosi e sgomenti e li invita a convincersi della realtà: è veramente Lui, con un corpo di carne e ossa, che porta ancora le ferite nelle mani e nei piedi, anche se, nel nuovo stato di vita, non è più soggetto alle leggi dello spazio e del tempo. Sopraffatti dalla gioia, essi non possono ancora credere. Una seconda dimostrazione deve finalmente convincerli: il Risorto chiede qualcosa da mangiare; solo un corpo vero può mangiare. Con questa duplice prova, il Signore stesso dimostra la realtà della sua risurrezione corporale. Anche noi credenti manifestiamo talvolta questo atteggiamento dubbioso. Però, quando uno ha fatto l’esperienza della risurrezione, la Scrittura lo aiuta a comprendere in una luce nuova la vita di Gesù e persino lo scandalo della morte in croce. Gesù risorto è il compimento e la chiave di interpretazione della Scrittura: Egli ci mostra la vittoria dell’amore di Dio ed è il fondamento della speranza cristiana, speranza che apre alla vita. Gesù risorto è il compimento e la chiave di interpretazione della vita del nostro carissimo don Giovanni!

Cari confratelli, nella nostra Regola di Vita si legge: “Per il salesiano la morte è illuminata dalla speranza di entrare nella gioia del suo Signore” (art. 54).

Le parole della fede e, soprattutto, la partecipazione al corpo e sangue del Signore ci hanno permesso di dare senso al dolore per la dipartita del nostro confratello e anche all’attesa del nostro personale compimento in Cristo. Così in questo momento di afflizione possiamo proclamare nella fede: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

Oggi 24 aprile è la Festa di Nostra Signora di Bonaria, Patrona della Sardegna, un altro regalo per noi da don Giovanni, che sempre lo si vedeva passeggiare sul terrazzo con la corona del Santo Rosario e guardando con premura e passione i tanti ragazzi che affollano quotidianamente il nostro cortile, affidandoli così alla Vergine Maria.

“O Madre diletta, noi ti amiamo con tutto il nostro cuore e dopo Dio ti proclamiamo Signora e Patrona di tutto il nostro essere: delle nostre anime, dei nostri corpi, delle nostre famiglie, delle nostre sostanze. Tutto poniamo nelle tue mani; tutto affidiamo al tuo materno affetto. Chi potrà farci del male se noi saremo uniti a Te? Che cosa possiamo mai temere se dal tuo bel Santuario di Bonaria ci proteggerai col tuo sguardo materno e ci accoglierai sotto il tuo manto? I nostri avi ci hanno tramandato le tue glorie, i nostri padri ci hanno insegnato i tuoi canti, le nostre mamme ci hanno sussurrato, nel darci il latte, il tuo nome. È il nome più profondamente impresso nel nostro cuore, il nome che fa sobbalzare di gioia, che fa brillare di commozione gli occhi di ogni sardo. Ebbene o Madre, non rompere la catena così ricca delle tue grazie, non guardare la nostra ingratitudine, guarda solo il tuo cuore materno e continua a spargere su di noi i tuoi favori”.

Per don Giovanni la venuta del Signore si è compiuta; l’“Eccomi” di Maria in lui ha raggiunto la sua pienezza. Per noi che siamo in cammino resta il suo esempio di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e a san Giovanni Bosco come incoraggiamento e sostegno perché un giorno siamo trovati degni di essere accolti nell’abbraccio della misericordia infinita di Dio che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen!