Published On: 15 Maggio 2025

Il vangelo che è stato proclamato durante la Celebrazione Eucaristica dell’ordinazione presbiterale di don Tommaso Giuliano e don Paolo Torella potrebbe essere riassunto da questo titolo, definito giornalistico dal vescovo celebrante, mons. Mauro Maria Morfino, salesiano e vescovo di Alghero-Bosa: «Mi ami? Pasci!». Se mi ami, se hai compreso che la tua vita ruota e può ruotare solo intorno all’amore, allora puoi pascere, cioè puoi essere mio collaboratore nel pascere il popolo di Dio.

Sabato 10 maggio 2025 nella Basilica di San Giovanni Bosco, nell’omonimo quartiere romano, si sono radunati in tanti provenienti da tutta la Circoscrizione Salesiana dell’Italia Centrale per l’Ordinazione dei due giovani confratelli: Tommaso, proveniente dalla casa di Livorno e attualmente appartenente alla comunità San Tommaso dell’UPS, studente di Teologia Spirituale presso la stessa Università Salesiana, e Paolo, proveniente dalla casa di Latina e inserito nella comunità di Roma San Tarcisio, studente di Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana.

Tanti i confratelli, oltre centoquaranta. Tanti i giovani che hanno riempito la Basilica. Tante le persone che hanno voluto essere presenti per manifestare la gioia per il dono di Dio alla comunità cristiana e anche l’affetto e l’amicizia per Tommaso e Paolo. Tanta la gioia, palpabile, sui volti dei due ordinandi, come su quella dei convenuti.

Nell’omelia don Mauro ha ricordato agli ordinandi e a tutta l’assemblea che «un senso di timore, quello di cui parla il testo di Atti, ci richiama a “prendere sul serio Dio”. Noi siamo stati presi sul serio da Dio e di conseguenza desideriamo prenderlo il più seriamente possibile. Questo timore di Dio ci e vi rende eloquenti della stessa eloquenza del Vangelo. La risposta, già data nella professione dei consigli evangelici, è oggi ripresentata come rinnovata responsabilità nell’ordinazione».

Continuando a commentare il testo di Atti, il vescovo sottolineava: «Il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. Voi non siete lo starter della storia. Noi siamo degli aggiunti dal Signore ad una realtà già viva: pensate a che cos’è la Chiesa, a che cos’è la Congregazione, le vostre famiglie. Il fatto di essere aggiunti come ministri alla Chiesa è una cosa che solo la creatività di Dio poteva fare. È lui che aggiunge! In questa dimensione di servi inutili, ma indispensabili, ci è consegnato un altro tassello della vostra identità: l’amore del Cristo ci possiede. Ecco perché potrete decidere di sperperare la vostra vita nella gratuità, perché siete suo possesso, perché nessuno – afferma la Scrittura – viva per se stesso. Davvero il volto guarito dell’amore è la gratuità!».

«Ogni ministero si fonda essenzialmente sulla dinamica di quelle due domande che abbiamo incontrato nel testo evangelico appena proclamato: Ami? Pasci?». Il testo, che ci ha fatto meditare sulle due sfumature dell’amore (quelle del verbo fileo e del verbo agapao), ci accompagna alla confessione dell’autenticità di Pietro: «“tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene!”. Solo nell’amore per il Signore Pietro capirà che c’è la possibilità di pascere un gregge che non è suo. Il presbiterato è una modalità di esplicitare la vostra consacrazione, siete prima di tutto salesiani».

Due le indicazioni che il vescovo lascia agli ordinandi: «la prima. Tutto nella liturgia di oggi vi chiama collaboratori: il gregge è del Signore, voi siete solo collaboratori. In Sardegna esistono i servi pastori, che non sono i proprietari del gregge. E noi siamo servi pastori, tutti, vescovo compreso».

«La seconda indicazione: Pietro non è impeccabile – prosegue il vescovo – nessuno di noi lo è. Eppure, è scelto per confermare il suo popolo nella fede. È scelto proprio lui, che ha la consapevolezza di aver tradito, lui che ha provato il fallimento, ma soprattutto che ha sperimentato che l’amore del Signore per lui non è venuto meno. Per questo si sente dire: “Pasci le mie pecore”».

Concludendo la sostanziosa omelia, don Mauro non si lascia sfuggire una preziosa coincidenza: «il giorno odierno è per noi salesiani memoria della Lettera da Roma, è la memoria che chi è amato ama. È la sovrabbondanza che voi avete ricevuto e che vi rende servi pastori. Con i giovani e con la gente. È ciò che è inciso sulla croce della perpetua: studia di farti amare, studiate di farvi amare».

La partecipazione al rito dell’ordinazione con i suoi segni eloquenti dell’imposizione delle mani e della preghiera consacratoria sono stati accompagnati dal silenzio orante dell’assemblea, così pure i riti esplicativi della vestizione, dell’unzione crismale, dell’abbraccio dei preti concelebranti e della consegna delle offerte eucaristiche, per esplodere poi nella gioia del canto, dell’applauso e della festa in cortile.

Il Signore, padrone della messe, continui a benedire il suo popolo con nuove e sante vocazioni religiose e al ministero ordinato.

 

Alcune foto dell’ordinazione, cliccando qui.