
Sig. Cirillo Putzu
* Sanluri 9/03/1928 | + Roma, 02/10/2025
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Biografia
Il sig. Cirillo Putzu, salesiano coadiutore, nasce a Sanluri il 9 marzo 1928 da papà Luigi e da mamma Margherita Lai. Entra per la prima volta in una casa salesiana a Gaeta nel 1941, in prenoviziato a Penango dal 1944 al 1946 e frequenta il noviziato nella casa di Chieri nel 1946/47.
Compie la sua prima professione da salesiano il 16 agosto 1947 a Chieri, Villa Moglia. Risiede per 8 anni a Cumiana per il Magistero, ed emette la sua professione religiosa il 14 agosto 1953 sempre a Chieri, Villa Moglia.
Dal 1955 al 1958 risiede nella casa di Roma San Tarcisio e nel settembre del 1958 viene trasferito a Castellaneta (TA), prima nella Ispettoria Pugliese poi divenuta Ispettoria Meridionale, dove risiederà per 16 anni, con l’unica parentesi dell’anno 1961/62 passato a Carmiano (LE).
Nel settembre 1975 ritorna a Cumiana dove risiederà per 13 anni. L’obbedienza lo porterà al Noviziato salesiano di Monteoliveto, a Pinerolo, dove vivrà dal 1988 al 1992. Nel 1992 è a Roma San Callisto, dove risiederà fino al settembre del 1997.
Da settembre 1997 sarà a Roma Don Bosco per gli ultimi 28 anni della sua vita. A causa dell’aggravarsi della sua situazione di salute, verrà trasferito presso la comunità di Roma Sant’Artemide Zatti, dove ci lascia giovedì 2 ottobre 2025 a 78 anni di professione religiosa e 97 anni di età.
Omelia
di don Roberto Colameo
Carissimi Confratelli,
diamo il nostro estremo e affettuoso saluto al caro Sig. Cirillo Putzu, nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa di San Francesco d’Assisi e Patrono della nostra cara nazione italiana. Francesco è il prototipo dell’uomo di ogni tempo che cerca Dio nella purezza e nella verità, ma soprattutto dell’uomo chiamato come lui a comprendere che: “Gli uomini perdono tutto quello che lasciano in questo mondo. Portano con sé solo la mercede della carità e delle elemosine che hanno fatto. È il Signore che dà loro il premio e la ricompensa. Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto semplici, umili e casti. Non dobbiamo mai desiderare di essere al di sopra degli altri, ma piuttosto servi e sottomessi a ogni umana creatura per amore del Signore. E su tutti coloro che avranno fatte tali cose e perseverato fino alla fine, riposerà lo Spirito del Signore. Egli porrà in essi la sua dimora ed abitazione. Saranno figli del Padre celeste perché ne compiono le opere. Saranno considerati come fossero per il Signore o sposa o fratello o madre” (Ufficio delle Letture).
Il fascino che San Francesco continua ad esercitare su molti potrebbe trarci in inganno. Il segreto di San Francesco non è nella sua forza, o nella sua stranezza ma nell’amore con cui è stato conquistato da Cristo. Infatti, mai dobbiamo dimenticare che l’iniziativa non è mai nostra ma sempre di Gesù: “nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”.
E allora che merito ha San Francesco se in fondo gli è solo capitata la grazia di essere amato fino al punto da conoscere l’amore del Padre? Il suo merito è nell’essersi lasciato amare. È questa la cosa più difficile della vita. È fin troppo facile vivere la povertà, i sacrifici, gli sforzi umani, ma la cosa più difficile della vita è lasciarsi amare senza porre nessuno ostacolo a questo amore. È questa la definizione di umiltà. L’umile (il piccolo) è colui che si lascia amare e si sente forte solo ed esclusivamente di questo amore. La grandezza di Francesco d’Assisi è tutta qui. Imitarlo non significa per forza fare le cose che lui ha fatto, ma fare come lui ha fatto.
Ecco quanto credo si sia realizzato nel nostro caro Cirillo.
Cirillo nasce a Sanluri, allora provincia di Cagliari, il 9 marzo 1928 da papà Luigi e da mamma Margherita Lai. Il papà è agricoltore e la mamma casalinga, Cirillo ha 4 fratelli e 5 sorelle di cui ancora in vita al momento di entrare in noviziato 3 fratelli e 3 sorelle. Cirillo è il 5° dei dieci fratelli. Compie gli studi elementari al suo paese e allo stesso tempo aiuta la famiglia nei lavori dei campi e domestici. Nel testamento il sig. Cirillo afferma “I miei genitori non hanno posseduto né mobili né immobili. Sono vissuti poveramente…”, la sua scelta di povertà consacrata andrà in questa direzione e confermerà gli insegnamenti ricevuti in famiglia.
Entra per la prima volta in una casa salesiana a Gaeta nel 1941 e successivamente entra in prenoviziato a Penango dal 1944 al 1946 e quindi frequenta il noviziato nella casa di Chieri nel 1946/47. L’ammissione al noviziato lo descrive come un ragazzo dal “carattere docile calmo, pietà ordinaria, buona capacità come coadiutore. Ha dato la licenza di avviamento operaio con buon esito. Salute discreta non molto robusta (!!!) ma è sano”. A conclusione del noviziato compie la sua prima professione da salesiano il 16 agosto 1947 a Chieri, Villa Moglia.
Dopo la prima professione risiede per 8 anni nella casa di Cumiana per il Magistero, dal 1947 al 1955 e durante questi anni, oltre a ottenere il diploma di scuola tecnica agraria nel 1950, si prepara alla professione perpetua che emette il 14 agosto 1953 sempre a Chieri, Villa Moglia. Nella domanda di ammissione alla Professione Perpetua, il sig. Cirillo scrive: “In questi anni ho sentito tutta la bellezza di questa Santa Vocazione. Ho misurato le forze del mio spirito per affrontare il grande lavoro di perfezione e di santificazione che Dio vuole da me. Don Bosco mi ha piantato nel suo giardino e mi ha coltivato per poter cogliere da questa pianta fiori di virtù e di santità”. I superiori di lui annotano: “Pio, buono, mite. Regolare per pietà. Buone capacità di studio e lavoro. Carattere scontrosetto”.
Dal 1955 al 1958, per tre anni, risiede nella casa di Roma San Tarcisio dove coordina i lavori della campagna e il lavoro di sei operai. Quindi nel settembre del 1958 viene trasferito a Castellaneta (TA), prima nella Ispettoria Pugliese poi divenuta Ispettoria Meridionale, dove risiederà per 16 anni, con l’unica parentesi dell’anno 1961/62 passato a Carmiano (LE). A Castellaneta, il sig. Cirillo sarà responsabile degli aspiranti, con l’incarico di loro assistente, consigliere e catechista, e insegnerà per 18 ore settimanali nell’avviamento agrario. Nell’unico anno di Carmiano sarà incaricato delle provviste, della dispensa e alla scuola media insegnerà educazione fisica. Terminata l’esperienza di Castellaneta, in quanto l’azienda fu venduta, chiese di ritornare nell’ispettoria d’origine: la ICE!
Nel settembre 1975 ritorna a Cumiana dove risiederà per 13 anni e dove sarà addetto al lavoro dei campi e responsabile di una azienda agricola della stessa casa; quindi, l’obbedienza lo porterà al Noviziato salesiano di Monteoliveto, a Pinerolo, dove vivrà dal 1988 al 1992 e in cui per un anno avrà l’incarico di economo della comunità. L’anno 1992 lo vede destinato alla casa di Roma San Callisto, dove risiederà fino al settembre del 1997 con il compito di seguire il “negozio”.
Nel settembre 1997 l’obbedienza lo sposterà sempre nella stessa città, a Roma Don Bosco, dove starà negli ultimi 28 anni della sua vita, seguendo gli ammalati, collaborando al Cinema/Teatro, curando la farmacia e… le piante del terrazzo dove coltivava pomodori, fave e quello che poteva con la sua esperienza “suscitare” nei vasi; negli ultimi mesi di vita, a causa dell’aggravarsi della sua situazione di salute fu trasferito presso la comunità di Roma Sant’Artemide Zatti. La morte lo coglie sul far del vespro di giovedì 2 ottobre 2025, memoria liturgica degli angeli custodi.
Nel Salmo responsoriale, quasi dando voce al nostro caro Cirillo abbiamo più volte ripetuto: “Tu sei, Signore, mia parte di eredità” e con il salmista abbiamo proseguito ascoltando: “Il mio Signore sei tu […] nelle tue mani è la mia [...] Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”.
Partendo da quanto il salmista ci ha offerto, desidero descrivere un po' meglio il suo impegno nelle virtù teologali.
Il Sig. Cirillo ha accolto la dipartita da questo mondo con piena consapevolezza. Egli sapeva che prima o poi sarebbe dovuto comparire davanti al tribunale di Cristo... per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo ed ha agito saggiamente di conseguenza: ha vissuto con piena fiducia una carità semplice, impegnata a compiere con fedeltà il proprio dovere quotidiano; ed una fede luminosa, tipica di chi sa che chi prende Maria come Madre e Maestra non fallisce... Scegliere la carità e la fede gli ha permesso di vivere nella speranza, e di farsi trovare pronto quando il Signore lo ha chiamato al giudizio finale.
Comincio con la disponibilità ad esercitare il comandamento dell'amore. Quella del Sig. Cirillo era una carità quotidiana, semplice e concreta, fatta di disponibilità costante: oltre a compiere il suo lavoro ordinario ricordo che in tante occasioni si avvicinava e mi chiedeva se c'era bisogno di fare qualcosa; altre volte il desiderio di far del bene ai confratelli lo portava a compiere gesti simpatici e indicativi, come quello di prendere un confratello in carrozzella e tentare di portarlo in refettorio… si ritrovarono ambedue per terra …: testardo ma generoso; oppure l’esperienza del Covid19 con le sacche della biancheria…
Anche la sua fede era semplice e concreta: un amore straordinario per Maria lo portava - soprattutto negli ultimi anni, quando cioè, diminuendo le forze fisiche, aveva ridotto di molto o del tutto il lavoro, - a pregare un numero imprecisato di rosari durante il giorno. Non lo faceva in modo affettato e tantomeno da esibizionista: amava Maria, e si vedeva. Come amava l'Eucaristia, e passava diverse ore del giorno in adorazione davanti al tabernacolo. Era ed è il parafulmine spirituale della comunità!
Non posso non ricordare poi il suo viso sereno e luminoso, che egli abbinava spesso a parole di incoraggiamento e sostegno, o a battute scherzose e mai offensive. Il suo era uno stile gioioso, teso ad infondere speranza. La gioia e la speranza credo sgorgassero dal suo rapporto con Dio, un rapporto contrassegnato dalla vita di grazia.
Carissimo Sig. Cirillo, grazie di cuore per il dono che sei stato per me e per i tuoi confratelli. La tua vita semplice e luminosa ci riempie il cuore di tenerezza e pace. Continua a seguirci dal Paradiso, continua a pregare per noi e per i ragazzi che hai seguito costantemente con il tuo lavoro nascosto e santificato dall'unione con Dio. Noi ti affidiamo a Lui nella nostra preghiera di suffragio, offerta doverosamente per te, ma custodiamo nel cuore la certezza che tu stai già lavorando vicino al Principale e a Don Bosco, magari guidando un trattore per arare, trebbiare, vendemmiare... nel giardino salesiano.