
don Vittorio Albasini
* Perugia 17/12/1935| + Roma, 02/09/2025
Annuncio
Le comunità salesiane di Roma – Artemide Zatti e di Terni e la Circoscrizione Salesiana “Sacro Cuore” – Italia Centrale
annunciano che È ENTRATO NELLA VITA PIENA
VITTORIO ALBASINI salesiano presbitero
71 anni di vita religiosa e 60 di ordinazione presbiterale
morto il 2 settembre 2025 a 89 anni d’età
I FUNERALI saranno celebrati giovedì 4 settembre alle h. 11.00 – Parrocchia San Francesco d’Assisi - TERNI
La salma attenderà la resurrezione nella tomba dei Salesiani del cimitero di Terni
Biografia
Omelia
di don Roberto Colameo
Carissimo Don Vittorio,
è giunto il momento di sciogliere le vele e prendere definitivamente il largo per incontrare Dio faccia a faccia. Sei giunto all'incontro definitivo, quello con il Signore della vita e della storia. Con il Signore della tua vita e della tua personale storia. Gesù Cristo ha dato senso a tutta la tua esistenza. In suo nome sei stato battezzato, lui hai scelto di imitare e seguire facendo la professione dei consigli evangelici, in Persona Christi hai agito ogni volta che, dopo aver ricevuto l'ordinazione sacerdotale, hai celebrato l'eucaristia o hai amministrato il perdono dei peccati. Ed ora è lui che ti accoglie; è lui, primizia dei risorti, che rende possibile la tua personale risurrezione. Sappiamo che come comunità cristiana e salesiana, pur auspicandoci che tu possa raggiungere subito la beatitudine, abbiamo il dovere affettuoso e fraterno del suffragio. Dio si intenerisce di fronte ai suoi figli che – nella chiesa pellegrinante – offrono preghiere e suppliche per chi aspira a passare alla Chiesa trionfante. Noi non possiamo tirarci indietro. Tu avresti fatto lo stesso per ciascuno di noi.
Desidero innanzitutto porgere le mie condoglianze ai parenti di don Vittorio qui presenti. Saluto tutti i confratelli, in particolare quelli della Comunità di Terni dove dal 2014 al 2024 ha vissuto l’ultimo periodo pastorale della sua vita; così come saluto i confratelli della Comunità di Roma Sant’Artemide Zatti, dove si vive il momento della malattia e della sofferenza fisica custoditi con dedizione e passione da coloro che ne hanno la responsabilità, esprimendo così la fraternità, lo spirito di famiglia che deve vivere dentro le Comunità Salesiane. Rendo grazie al buon Dio per la Sua delicata carezza perché insieme a Don Bosco si fa presente in S.E. mons. Francesco Antonio Soddu, Pastore di questa Chiesa, il quale ha desiderato partecipare al dolore per la perdita di questo caro confratello presiedendo il nostro “rendimento di grazie”. Eccellenza, Le siamo grati e riconoscenti, perché ci è vicino!
La pagina del Vangelo di oggi ci fa un grande regalo. Attraverso questa pagina , in filigrana, leggiamo la vita del nostro caro confratello don Vittorio. Credo, infatti, che tutte le volte che il Vangelo ci racconta le vicende di come Gesù ha incrociato per la prima volta i suoi discepoli serva a ricordare a ciascuno di noi che quando perdiamo la direzione giusta della nostra strada dobbiamo fare memoria di come è iniziato il viaggio. Anche in una storia vocazionale come quella di don Vittorio – che è storia d’amore - delle volte fa bene ricordare come tutto ebbe inizio. Anche in una Comunità Religiosa, così come in un’amicizia, o in una vicenda decisiva della vita si ha bisogno di tornare all’inizio per ritrovare forse la strada perduta o seppellita dall’abitudine. Nel Vangelo di oggi, al margine di una notte piena di vuoto, come le reti di questi uomini, Gesù si avvicina e prende sul serio quel vuoto. Io credo che la risposta, di fronte al mistero della morte – che sentiamo spesso come vuoto -, sia nelle parole che abbiamo ascoltato nel Vangelo: “Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”.
È sempre così: Cristo non ci colpevolizza per i vuoti che abbiamo, ci chiede però di fidarci delle “sue istruzioni”. Noi perdiamo troppo tempo cercando colpevoli per le nostre mancanze invece di ascoltare la Sua voce che ci dice di prendere il largo. Meno sensi di colpa, più umiltà e praticità. Così passa la notte. E così finisce anche la paranoia delle reti vuote che sembrano essere la visione simbolica del nostro vuoto interiore. Siamo quasi sempre ipnotizzati dai nostri fallimenti. Deleghiamo spesso a loro la narrazione di noi stessi. Pensiamo di coincidere con quel “non riuscirci”. Ma più fissi il vuoto e più diventi vuoto. Gesù fa alzare lo sguardo a Pietro e a suo fratello. Gli ridona un realismo. È paradossale che sia proprio la fede a dover far questo. Incominciare a credere significa smettere di credere alle nostre paranoie e tornare a riprendere il largo. Credere è rimettere i piedi per terra. Credere è accorgersi che se si rimane aperti anche in una notte buia può nascondersi un’occasione.
Questo è quanto il buon Dio ha chiesto a don Vittorio: ricominciare, sempre! Ogni giorno, un inizio nuovo: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini. E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”. Don Silvio Roggia, attuale Consigliere generale per la Formazione, così scrive: “Anche dentro la comunità del teologato c’è un centro per ragazzi di strada e ho ancora molto vivo il ricordo di una sera in cui mi trovavo là e con don Vittorio sono andato a visitare quei ragazzi. Don Vittorio ha dato loro il pensiero di Buona Notte, come continuiamo a fare nelle nostre case salesiane così come ci ha insegnato Don Bosco fin dai primi tempi del suo oratorio.
Don Vittorio ha coniato un suo slogan, tanto semplice quanto efficace, che quei ragazzi han colto al volo e con loro anch’io: una di quelle cose che senti una volta e non ti dimentichi mai più. Ecco il pensiero di buonanotte di don Vittorio: TODAY BETTER THAN YESTERDAY; TOMORROW BETTER THAN TODAY. Oggi meglio di ieri; domani meglio di oggi. Non importa il punto in cui siamo e la situazione in cui ci troviamo (non certo facile per quei ragazzi). C’è sempre la possibilità di fare un passo avanti, senza mai perdere la speranza”… “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”
Don Vittorio è nato a Perugia il 17 dicembre 1935 da papà Pietro Valentino e mamma Teresa Mommi. Entra per la prima volta in una casa salesiana ad Amelia nel 1948 e dal 1949 al 1953 frequenta la scuola media e il Ginnasio presso l’Istituto salesiano “illirico” a Loreto.
Nel 1953 entra nel noviziato salesiano di Pinerolo e a Pinerolo emette la sua prima professione come salesiano il 16 agosto del 1954. La sua richiesta di ammissione alla professione religiosa mostra un giovane già maturo e responsabile, scrive infatti: “Comprendo anche che, professando le Costituzioni salesiane, io prometto di tendere alla perfezione col rinunciare ai piaceri e alle vanità del mondo, con la fuga di qualunque peccato avvertito e di vivere in perfetta povertà, in esemplare castità e in umile ubbidienza. Ciò unicamente per amore del Nostro Signore Gesù Cristo e per la salvezza dell’anima mia e di quelle del prossimo. La mia fiducia è riposta nel Signore, dal quale spero l’aiuto per poter perseverare nella Congregazione salesiana fino alla morte”. Nel giudizio di ammissione alla prima professione i formatori coì lo descrivono: “Salute discreta, capacità buone, dedito alla musica ma un po’ impacciato nelle cose pratiche; temperamento calmo e tranquillo; carattere docile, mite; pietà sentita; moralità ordinaria”.
Dal 1954 al 1957 risiede presso la comunità salesiana di Roma San Callisto dove frequenta il Liceo e sostiene l’esame di maturità classica. Di questi anni è suo compagno don Francesco Varese che così mi scrive: “Caro Don Roberto di quel periodo ho un ricordo molto bello di lui. Era uno studioso di musica ed era un prescelto di Don Vitone, che è tutto dire perché era esigentissimo. Era sempre assiduo e riusciva molto bene anche a scuola. Era per noi un modello perché sempre assiduo e puntuale. A me ha colpito molto perché era un confratello esemplare nelle pratiche di pietà e molto rispettoso verso ogni compagno e rispettoso nei confronti dei superiori. Non ho mai sentito una parola di critica sia dell'ambiente che dei superiori o dei compagni. E si distingueva molto nella pietà. Tenendo presente che l'ambiente di San Callisto in quegli anni non era certo facile. Certamente don Bosco sarà contento di lui”.
Quindi per il tirocinio viene inviato per tre anni a L’Aquila dal 1957 al 1960: al termine del periodo di tirocinio emette la professione perpetua il 9 luglio del 1960 a Macerata, e la sua ammissione così lo descrive: “Gode di ottima salute; molto regolare il suo spirito di pietà; notevoli capacità specialmente in musica; si sforza di aumentare le sue attitudini pratiche; buono lo spirito religioso; compie con molto impegno i suoi doveri. Si sforza di riuscire nell’assistenza e si nota un buon progresso”. Un quarto anno di tirocinio, il 1960/61 lo porta a Perugia, e poi per la teologia don Vittorio viene inviato a Castellamare di Stabia dal 1961 al 1963 e poi a Scanzano (NA), nelle osservazioni di questo periodo di formazione, i confratelli sottolineano in lui, un “temperamento buono, mite e riflessivo. Capacità intellettuali buone e un buon spirito religioso. Si è impegnato nella formazione e nello studio con coscienza e senso di responsabilità”.
Riceve l’ordinazione sacerdotale a Roma, nel Tempio di Don Bosco, il 20 aprile del 1965. Nell’ammissione al presbiterato i superiori dello studentato teologico di Castellamare, con Direttore don Marchisio, così scrivono: “Salute buona – temperamento buono e riflessivo; un po’ riservato – capacità intellettuali e pratiche buone (musico) – spirito religioso di osservanza – spirito ecclesiastico ben impegnato e interessato – spirito apostolico generoso”.
La prima obbedienza da sacerdote lo porta a Macerata dal 1965 al 1966, insegnante e catechista della scuola media, quindi catechista e poi incaricato dell’oratorio di Terni dal 1966 al 1972. Durante questi anni don Vittorio continua gli studi musicali ottenendo nel 1970 il Diploma di Musica Corale e Direzione di Coro. Viene trasferito nel 1972 a Vasto con l’incarico di Parroco, ottiene nel 1976 l’abilitazione all’insegnamento dell’educazione musicale, e rimane a Vasto fino al 1977.
In questo anno inizia l’avventura missionaria di don Vittorio che lo porta prima in Patagonia, a Chubut (Argentina) per otto anni, dal 1978 al 1985. Ritorna per un periodo in Italia dove è prima Direttore e Parroco a Civitanova Marche per quattro anni, dal 1985 al 1989. Il 14 marzo 1989 riparte missionario, questa volta in Nigeria, direttore della casa di Onitsha dal 1991 al 2003 e poi in Kenya, a Nairobi, formatore e animatore spirituale nello studentato teologico, dal 2003 al 2014. Rientrato definitivamente in Italia, l’obbedienza lo riporta a Terni dove è vissuto per circa dieci anni fin quando le critiche condizioni di salute hanno suggerito il trasferimento presso la comunità salesiana di Roma Sant’Artemide Zatti, avvenuto nell’ottobre del 2024.
La notizia della sua morte ha provocato in tanti confratelli dolore e speranza. Scrive don Don Pascual Chavez, Rettor Maggiore Emerito e IX Successore di Don Bosco: “Il mio rapporto con lui cominciò presto, quando io ero Rettore Maggiore e lui missionario in Africa.
Direi che sin dal primo momento si creò un bellissimo rapporto che continuò nel tempo, in modo tale che quando arrivò alla Comunità Sant’Artemide Zatti, dove al solito io predicavo il ritiro mensile e mi fermavo per l’ascolto dei Confratelli, fu qualcosa di naturale e, allo stesso tempo, di provvidenziale il poter riprendere il dialogo e accompagnare questa ultima tappa della sua vita salesiana. Ancora prima della mia partenza per gli ultimi impegni nel Sud America, Perù, Colombia e Venezuela, ci siamo incontrati. Insieme ai suoi cari, a tutta l’Ispettoria, rendo lode e grazie al Signore per il dono della sua vita, della sua vocazione, della sua totale consegna al Signore nella Congregazione, che si è vista arricchita dalla sua preziosa persona.
Il Signore Risorto lo ricolmi della Pace, della Luce, della Gioia e della Sua Vita Nuova.
Profondo e sentito il cordoglio di don Silvio Roggia: “Lo faccio con un grandissimo senso di riconoscenza a nome di tutta l’Africa anglofona, che lui ha servito con stupenda generosità prima in Nigeria e poi nello studentato di teologia di lingua inglese a Nairobi.
In Nigeria è stato uno dei fondatori, nel 1988, della presenza salesiana nel Sud Est (ex Biafra), tra la popolazione Igbo, che è anche quella che conta in proporzione il numero maggiore di cattolici. Gli inizi furono a dir poco eroici ma con infinita pazienza sono riusciti a dar vita anzitutto a una scuola professionale, rispondendo alle urgenze educative del luogo e del momento, che nel giro di qualche anno è diventata poi anche chiesa succursale, molto apprezzata in particolare per il ministero delle confessioni che occupava don Vittorio e i suoi primi confratelli per tutto il pomeriggio nei fine settimana. Ed è diventato poi aspirantato, accompagnando nella crescita vocazionale la maggior parte dei confratelli salesiani di quel paese. Quando sono arrivato in Nigeria nel 1997 eravamo una ventina di salesiani di cui 5 confratelli giovani locali, con tre presenze nel paese. Oggi c’è un missionario rimasto, don Riccardo Castellino che era parte del team di don Vittorio nel 1988, e quasi 200 confratelli autoctoni con una quindicina di centri, e nuove presenze in arrivo. Questa crescita così promettente che negli ultimi anni si sta spingendo sulla nuova frontiera del Niger, epicentro della tratta di giovani che tentano la migrazione attraverso il deserto e la costa nordafricana per essere anche lì Don Bosco oggi, è stata possibile grazie alla semina che don Vittorio ha iniziato e portato avanti per tanti anni ad Onitsha.
Non meno fruttuosa e a raggio ancora più ampio la sua testimonianza di vita salesiana tra i giovani studenti di teologia di tanti paesi anglofoni del continente in Utume, Nairobi (in Africa 92% dei salesiani hanno meno di 50 anni), e tra i poveri degli slam dove anche lui andava per l’apostolato del fine settimana insieme ai giovani confratelli”.
Don Anthony Okonkwo da Onitsha: “Grazie Don Vittorio per la tua resilienza, dedizione e perseveranza... attraverso di te il carisma salesiano è giunto in Nigeria e ha toccato molti di noi. Sei stato una persona altruista, capace di credere nei doni degli altri. Hai dato forza a tanti giovani... grazie. La comunità salesiana di Obosi sentirà profondamente la tua mancanza; Don Bosco Utume lo farà, e la tua amata parrocchia di Uhuru Camp ti rimpiangerà certamente. La storia della missione salesiana in Nigeria (Obosi) sarebbe incompleta senza raccontare il tuo impatto come primo direttore della Comunità Don Bosco Ibolo Obosi "Onitsha"... Dormi sereno nel Signore. Requiescat in Pace”.
Oggi c’è un missionario rimasto, don Riccardo Castellino, che era parte del team di don Vittorio nel 1988 il quale mi ha inviato una preziosa testimonianza: “Un aspetto credo non sia conosciuto a molti: lo sforzo, il costante impegno e il prezzo pagato per entrare nella cultura africana. Fin dal primo giorno del suo arrivo, quando abbiamo viaggiato insieme da Lagos ad Onitsha, ha dovuto mettere tanto buona volontà e sacrificio per passare dalla precedente esperienza della Patagonia alla nuova realtà africana. Non rimpiangeva, ma non mi ha nascosto la difficoltà iniziale e il costante sforzo per passare del silenzio della pampa al frastuono dell’Africa e della Nigeria in particolare; da un ritmo di vita tranquilla e organizzata ad uno frenetico e caotico tipico della città di Onitsha. Ha preso il tempo necessario per metabolizzare questo nuovo elemento, ha pagato il prezzo necessario, ma ci è riuscito: in questo sta la grandezza del suo spirito missionario. Se per tutti “noi della prima ora” è stato difficile ed ha richiesto tempo l’entrare in un mondo e una cultura totalmente diversa, per don Vittorio lo è stato molto di più. Ma ce l’ha fatta ed è per questo che a tuttora il suo ricordo rimane vivo ed è un esempio da imitare”.
Don Gianni Rolandi, già suo Direttore ed Ispettore in Kenya: “Il mio ricordo di don Vittorio è molto positivo e sereno. Era un confratello che seminava pace, tranquillità e serenità in comunità. Faceva un bel servizio come confessore residente e poi era disponibile per l’insegnamento della musica. C’erano giovani confratelli dalle comunità salesiane vicine che venivano ad imparare il pianoforte (o la tastiera). Per anni, preparava i suoi allievi per i vari livelli degli esami di musica ufficiali della British Royal Academy of Music. Il successo di tanti dei suoi studenti testimonia la dedizione e la meticolosità dell’approccio di don Vittorio.
La sua passione apostolica si esprimeva specialmente nella cura settimanale (ed occasionalmente anche infrasettimane) della comunità cattolica della cappellania di Uhuru Camp, a Nairobi, che si trova all’interno di una grande caserma della Polizia Amministrativa (Administration Police: una specie di Guardia di Finanza). Grazie al suo impegno constante, puntuale e tenace, alla sua ricerca di benefattori in Italia ed all’insistenza con le autorità ecclesiastiche… quella cappellania fu eretta a parrocchia. Questa è stata una delle sue gioie più grandi negli anni di Nairobi.
Don Vittorio era un “devoto” del metodo nello studio della musica. Si innervosiva un po’ (e gli dispiaceva) quando vedeva giovani confratelli con tanto talento musicale che lui considerava “sprecato”, siccome non si impegnavano ad usare un metodo di apprendimento e specialmente siccome suonavano “ad orecchio”, senza “tecnica”. Secondo lui, unendo il loro talento ad un buon metodo, avrebbero potuto diventare musicisti professionisti, cioè con le carte in regola per insegnare musica ufficialmente.
In comunità, non era un confratello che amasse “fare rumore”. Era molto concreto ed attento alla persona. Si sapeva far amare, con il suo fare scherzoso, a volte un po’ ironico. Grazie specialmente per la tua semplicità ed il tuo approccio che preferiva “sciogliere i nodi” piuttosto che sottolinearli e problematizzarli. Oggi il Paradiso salesiano, di certo, ti accoglie con riconoscenza e gioia grandi”.
Carissimo Don Vittorio, il Signore oggi sta incontrando te. Noi speriamo che il tuo cammino terreno di credente, salesiano e sacerdote, ti abbia già permesso di raggiungere il giardino salesiano. Ma se non fosse così siamo qui a fare il tifo per te, perché il Signore possa incontrarti e non dimenticare nessuno degli atti di amore da te compiuti, quelli che permettono di poter dire come a Simon Pietro che abbiamo ascoltato nel Vangelo, il quale “si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore” e sentirsi dire da Gesù: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Le parole della fede e, soprattutto, la partecipazione al corpo e sangue del Signore ci permettono di dare senso al dolore per la dipartita del nostro confratello e anche all’attesa del nostro personale compimento in Cristo.
Così in questo momento di afflizione possiamo proclamare nella fede: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Per don Vittorio la venuta del Signore si è compiuta; l’“Eccomi” ha raggiunto la sua pienezza. Per noi che siamo in cammino resta il suo esempio di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e a san Giovanni Bosco come incoraggiamento e sostegno, affinché un giorno siamo trovati degni di essere accolti nell’abbraccio della misericordia infinita di Dio che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen!
