Il tempo che ordinariamente vede la conclusione dell’anno scolastico coincide talvolta anche con alcune celebrazioni, tappe conclusive e tappe di inizio nel cammino del Salesiano Sacerdote.
I mesi di maggio e giugno 2016 sono
stati segnati per la Circoscrizione Italia Centrale da due significativi
avvenimenti: Ordinazioni Presbiteriali a Roma – Santa Maria Ausiliatrice e
Ordinazioni Diaconali a Torino – Santa Maria Ausiliatrice.
Abbiamo interpellato alcuni di questi
Salesiani.
Abbiamo parlato innanzi tutto con il Salesiano Marco Deflorio, Diacono.
Diaconato: una tappa, non definitiva, nell’essere Salesiano di Don Bosco. Quale il significato specifico di questo momento ?
Anche se non è una tappa definitiva, personalmente la vedo necessariamente collegata alle precedenti e, soprattutto, mi rendo conto sempre di più di come tutto sia condotto da un filo rosso che è inserito in un progetto di cui Dio è il regista principale. Ricevere l'ordine del diaconato in vista del sacerdozio fa parte, per me, di quella modalità specifica di vivere l'unica vocazione salesiana, proprio secondo quanto Dio mi chiede e mi propone.
Secondo te nella vita sociale ed ecclesiale oggi, specie da parte di un
giovane e di un cristiano in genere, l’essere nella dimensione del servizio,
quale caratteristica specifica può o deve avere ?
Relativamente alla
dimensione dl servizio, credo che sia importante imparare a dimenticarsi di se
stessi, pensando sempre di più a partire dal "Noi" e non da quello
che "Mi piace". Inoltre non dimenticarsi mai dei poveri e, quando
necessario, essere anche disposti a farsi stravolgere i propri progetti e i
propri piani, specialmente se si tratta di servire chi è nel bisogno.
Abbiamo intervistato anche Don
Gabriele Graziano, Salesiano Sacerdote da poco più di un mese.
Trascorsi ormai i primi giorni dopo l’Ordinazione: quale è lo stato
d’animo? Quali primi sentimenti possono essere condivisi?
È inesprimibile la gioia che sento.
Sinteticamente: sono davvero molto felice!
Nutro una grande gratitudine. Anzitutto,
nei confronti del Signore che mi ha fatto dono di se stesso, di essere sua
rappresentanza, di poter donare a suo nome il suo perdono, il suo corpo, tutto
il bene. Inoltre, sono grato alla Chiesa! Sento davvero che il dono del Sacerdozio
è un regalo che il Signore fa in primis al suo popolo fedele, poi a me. Sono
stato scelto nella Chiesa, per la Chiesa. La Chiesa mi ha accompagnato,
sostenuto, guidato, generato. Tutto devo alla Chiesa, che per me che sono
salesiano, ha come primo volto la Congregazione, insieme agli amici, i giovani,
le consorelle.
Un terzo sentimento, penso sia un sano
timore per il ministero delicatissimo che mi è affidato: donare Dio… È
bellissimo, ma vertiginoso… Per questo vi chiedo di continuare ad accompagnarmi
con la preghiera: ne ho più bisogno di prima!
I giovani che ti hanno contattato dopo l’Ordinazione cosa hanno chiesto a
te come Salesiano Sacerdote?
Il perdono di Dio, la sua consolazione.
Poi hanno espresso un’immensa gratitudine, perché il Signore è fedele e manda
ancora servi nella sua vigna.
Spesso proprio i giovani, la gente, mi
ricordano il dono immenso ricevuto. Tramite loro il Padre mi ricorda quanto
sono amato.
Ripercorrendo con la memoria i tuoi anni di formazione iniziale già
trascorsi: che cosa ritieni che sia stato più rilevante e significativo per la
preparazione al Sacerdozio ordinato?
Avere una guida spirituale stabile a cui
potermi completamente affidare; la costanza nella preghiera anche quando non
sentivo niente; non aver mai mollato i Sacramenti; amicizie vere, quelle in cui
senti che il Signore si presenzializza e ti ama con purezza e gratuità, anche
tramite le persone che ti stanno affianco.
Tornando al giorno della Ordinazione: che cosa ti ha fatto più piacere?
Tutto! Davvero, non è retorica.
Sono state infinite le carezze di Dio
ricevute. Il momento più commovente è stato quello dell’Imposizione delle mani:
quando il Vescovo e tutti i confratelli sacerdoti passavano ad imporci le mani
sulla testa. Ho percepito davvero che il Signore stava prendendo dimora in me
in un modo nuovo, segnandomi per sempre.
Hai scelto un motto - uno slogan - un
pensiero per la tua Ordinazione: vuoi condividerlo ? e lo vuoi motivare?
Sì, con piacere. Il motto l’ho preso
dalla famosa pericope del Vangelo di Marco, chiamata del “giovane ricco”:
fissatolo lo amò (Mc 10,21). Questo ragazzo non riusciva, non se la sentiva ad
amare Gesù con la radicalità alla quale era chiamato, poiché era un “avente”
che si identificava con le sue ricchezze, i suoi idoli; era un obbediente
onesto, ma non voleva giocarsi la vita compromettendosi fino in fondo. Infatti,
si fa scuro in volto alla proposta del Signore… E proprio in questo momento, in
cui meno se lo merita, Gesù, inaspettatamente, lo guarda dentro (letteralmente:
lo guardava; è uno sguardo che dura e raggiunge anche noi oggi, singolarmente),
conoscendone tutto il bene, ma anche tutto il male, la miseria, il limite, e lo
ama. Con lo stesso amore con cui ama il Padre. Così com’è. Nonostante tutto.
Proprio quando meno se lo meritava è stato ammantato dall’amore fino alla fine
di Gesù.
L’ho scelto perché anch’io mi sento così amato e, soprattutto, così immeritatamente. Un secondo motivo è la speranza di poter donare col ministero affidatomi l’amore di Dio a tutti coloro che il Signore mi donerà di incontrare. Prego proprio affinché chi mi incontra non si fermi a me, ma possa incontrare Lui, il Signore della storia, che lo ama con tutto il cuore!