Don
Bosco orienta la sua opera decisamente verso la gioventù; sceglie
consapevolmente di rendersi disponibile
ad accogliere i ragazzi e i
giovani “a rischio”: una scelta che diventa criterio di
impostazione dell’evangelizzazione per la loro liberazione
integrale. La priorità verso “i giovani, specialmente i più
poveri” è anche la nostra scelta determinante.
Don
Bosco fa della strada, delle piazze, dei posti di lavoro, del
prato-cortile i luoghi di incontro e di primo annuncio. Accoglie i
giovani senza preclusioni e pregiudizi, riconoscendo e valorizzando
quanto essi portano in cuore (i loro sogni, le loro difficoltà, le
loro sfide). Cammina insieme ad essi, adeguandosi al loro passo.
L’incontro con ogni ragazzo è per lui occasione di dialogo e
dell’eventuale incontro con la fede.
Don
Bosco, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, ebbe un’acuta
coscienza di esser chiamato da Dio ad una missione singolare in
favore dei giovani poveri. Senza di essi Don Bosco sarebbe
irriconoscibile: “Io per voi studio, per voi lavoro, per voi sono
disposto anche a dare la vita”.
Nell’attuale
urgenza di una Nuova Evangelizzazione è da raccomandare lo stesso
spirito missionario dell’azione pastorale di Don Bosco: uno spirito
missionario che spinga là dove i bisogni e le domande dei giovani
non sono ancora curati.
Don
Bosco, per le strade di Torino, vide le necessità dei giovani in
pericolo e rispose alla loro povertà aprendo nuovi fronti di
servizio pastorale. Si considerò mandato da Dio a rispondere al
grido dei giovani poveri e intuì che, se era importante dare
risposte immediate al loro malessere, lo era ancor di più prevenirne
le cause con una proposta educativa integrale. Per questo volle, in
primo luogo, accogliere presso di sé i giovani, orfani e
abbandonati, che arrivavano nella città di Torino in cerca di
lavoro, non potendo o non volendo i loro genitori prendersi cura di
loro.