Inizialmente, fu il ministro Urbano Rattazzi, il quale con spirito anticlericale aveva abolito le congregazioni religiose, ma consapevole della portata sociale dell'opera di don Bosco, a suggerire al fondatore una forma di comunità religiosa conciliabile con le leggi dello Stato. La proposta di Rattazzi era quella di un'«associazione di liberi cittadini» uniti a scopo di beneficenza, che rispettassero le leggi dello Stato e pagassero le tasse. Per questo motivo Don Bosco adottò per i superiori delle sue comunità una nomenclatura "civile". Al superiore provinciale affidò il nome di "ispettore", al superiore di una comunità locale quello di "direttore" e al padre economo quello di "prefetto". Il padre generale della congregazione ebbe il titolo di "Rettor Maggiore".
Giovanni Bosco operò come sacerdote fra i ragazzi di Torino, per i quali istituì oratori destinati ad accoglierli durante il giorno, e fondò anche scuole speciali per avviarli alle professioni. Attorno a lui, soprattutto tra i ragazzi che accoglieva, cominciarono a sorgere vocazioni: questi furono il primo nucleo di quella che sarebbe diventata la congregazione.
Dall'Italia, si diffusero rapidamente prima in Francia e in Spagna, e in seguito in molti altri Paesi europei ed extraeuropei.