Omelia
per le esequie di don Luigi Vignati
1. La Parola
di Dio
La Parola di Dio della liturgia
odierna ci presenta la scena dell’invito di Gesù a un banchetto da parte di
Simone il fariseo. Mentre si svolgeva il banchetto, in modo inaspettato,
avviene una scena non prevista, una donna, prostituta conosciuta in città, si
avvicina a Gesù, si inginocchia ai suoi piedi, li tocca, li bagna di lacrime,
li asciuga con i capelli, li bacia e li cosparge di profumo. Davvero una scena
molto sensuale. Ci rimanda a una relazione forte, intima, coraggiosa, sponsale
con Gesù, esposta in pubblico davanti a tutti: gli astanti non possono non
rimanere scandalizzati per la mentalità dell’epoca. Sopratutto Simone che lo
aveva invitato. Eppure Gesù non si scompone, mostra di gradire il gesto, va al
di là dell’apparenza e del sentito dire. E’ molto consapevole chi è e che
cosa ha fatto questa donna. Lei aveva perso da tempo la sua reputazione, era
una poco di buono. Proprio per questo gli è rimasta un’ultima spiaggia:
quell’uomo, quel rabbi di cui aveva sentito parlare, che aveva operato
guarigioni, miracoli, scacciato demoni e soprattutto aveva parlato di perdono,
di misericordia, di amore. Quell’amore che lei aveva sempre ricercato in modo
sbagliato, svendendo il proprio corpo, mercificando la relazione sessuale. Gesù
non guarda il suo passato, ma il suo cuore nel presente, il suo desiderio
profondo di amare e di essere amata. Lui dice con forza: “Perché ha molto
amato, sono perdonati i suoi molti peccati”. E’ vero che c’è un passato di
errori, di peccati eppure quello che è più importante, ciò che determina il
cambiamento è la sua fede e il suo conseguente gesto d’amore verso Gesù che la
cambia, che le fa incontrare il Signore della vita. “Perché ha molto amato”:
ecco ciò che conta nella vita e sopratutto alla fine della vita nel bilancio
all’incontro con Dio. Le Costituzioni salesiane all’articolo 54 affermano:
“Per il salesiano la morte è illuminata dalla speranza di entrare nella gioia
del suo Signore. E quando avviene che un salesiano muore lavorando per le
anime, la Congregazione ha riportato un grande trionfo. Il ricordo dei
confratelli defunti unisce nella “carità che non passa” coloro che sono ancora
pellegrini con quelli che riposano in Cristo.” Parliamo di fede e di amore i
punti fondamentali che determinano il senso e l'esito di una vita umana. San
Paolo invita Timoteo, suo giovane collaboratore, a vigilare su stesso, sul suo
insegnamento ed essere perseverante (upomonè), ciò porterà alla salvezza lui
stesso e quelli che lo ascoltano. Proviamo a leggere la vita di don Luigi con
queste due lenti che la Parola di Dio ci offre: il molto amore e la
perseveranza.
2. Alcuni tratti biografici di don Luigi
Don Luigi Vignati
nasce a Legnano (MI) il 27 ottobre 1929 da papà Angelo e mamma Silvia. Entra a
10 anni nella casa salesiana di Milano Sant’Ambrogio dove vive l’esperienza
dell’aspirantato dal 1939 al 1944, quando ha ancora 15 anni nel 1944 entra nel
noviziato di Montodine dove emette la sua prima professione nel 1945
proprio il giorno successivo al compimento del suo 16° anno di età. Così
scriveva nella sua domanda di ammissione alla prima professione “giunto al
termine del mio Noviziato certo ormai essere questa la mia vocazione,
desideroso di divenire presto vero figlio di don Bosco, sicuro che con l’aiuto
del Signore e della nostra cara Madre, Maria SS. Ausiliatrice, persevererò fino
alla fine, le faccio domanda di essere ammesso ai S.Voti…”. Colpisce la
determinazione di un giovane di 15 anni e la fede di perseverare con l’aiuto di
Dio fino alla fine, oggi questo desiderio lo vediamo compiuto e ringraziamo il
Signore. Dopo la professione compie gli studi liceali a Pavone del Mella-Nave
dal 45 al 47, poi il tirocinio pratico per cinque anni nelle case di Bologna,
Codigoro e Varese. Nel 1951 emette la sua professione perpetua, nella sua
domanda scrive: “avendo provato la vita salesiana per diversi anni, sembrandomi
essere questa la strada per cui il Signore mi chiama, desiderando ardentemente
di lavorare in mezzo ai giovani e promettendo di osservare con l’aiuto di Dio e
di Maria Ausiliatrice le nostre regole, nonostante i miei difetti e le mie
indegnità, chiedo umilmente di emettere i voti perpetui…”. L'identità di un salesiano
è racchiusa nel polo dinamico dell'amore a Dio attraverso Maria e della
passione per i giovani (da mihi animas).Il cammino di don Luigi prosegue con lo
studio della teologia dal 52 al 56 a Monteortone e con l’ordinazione
sacerdotale il 29 giugno 1956. Come sacerdote lavora come direttore
dell’oratorio prima a Sondrio dal 56 al 58 e poi a Milano nella parrocchia di
Sant’Agostino dal 58 al 64, come Catechista e animatore delle scuola
professionali a Sesto San Giovanni dal 64 al 68, come direttore a Chiari nel
centro di Orientamento vocazione dal 68 al 74, di nuovo come direttore
dell’oratorio e insegnante di religione nella scuola pubblica ad Arese dal 74
al 76. Dal 1976 al 1983 viene nominato direttore e parroco nella parrocchia
Santa Maria del Rosario a Codigoro. L’Ispettore del tempo scrivendo al Vescovo per
presentarlo alla sua nomina afferma che nel disimpegno dei suoi compiti don
Luigi si è dimostrato sempre zelante, preciso, generoso, animato da
sollecitudine pastorale. Dal 1983 al 1986 viene trasferito come Parroco a
Pavia. Per circa trenta anni ha servito i giovani e la gente nelle opere della
Lombardia e dell’Emilia, nel 1986 a causa della mancanza di personale
nell’Ispettoria Adriatica e grazie alla mediazione del Regionale dell’Italia e
Medio Oriente don Luigi Bosoni che lo conosceva bene e lo stimava, viene
trasferito nell’opera salesiana di Vasto come vice parroco e delegato
ispettoriale dell’ADMA. Rimarrà trenta anni nell’opera di Vasto al servizio di
tanti giovani che frequentavano l’opera e soprattutto della gente della
parrocchia che lo ricordano con tanta riconoscenza e affetto per il suo
carattere espansivo, vulcanico, sempre molto allegro e per il suo ministero
sacerdotale generoso, attento, appassionato. Dal 2013 era ricoverato nella comunità
Artemide Zatti, assistito e curato con amore dai confratelli, dalle suore e dal
personale dell'infermeria che ha potuto godere della sua affabilità e del suo
entusiasmo che non è mai venuto meno anche in questa fase dell’anzianità
(memorabili erano i suoi “tralalla” nelle diverse occasioni di festa e l’uso
delle percussioni durante le celebrazioni liturgiche comunitarie). Amore e
perseveranza si intrecciano nella diverse tappe della sua vita lunga.
3. Le testimonianze sull’amore e sulla perseveranza di
don Luigi
Don
Giovanni Molinari testimonia: "Ho vissuto con lui ben quattordici anni a
Vasto, io parroco e lui mio vice. Ho potuto costatare il legame che era
riuscito a costruire con tutti, giovani e adulti. Quanti si sono avvicinati in
maniera forte alla realtà salesiana grazie a lui! Ha dato impulso
all'Associazione dei Salesiani Cooperatori, ha messo su l'ADMA, forse il primo
gruppo nella ex ispettoria Adriatica, ha inventato tra i giovani adulti il
gruppo dei “Segni” oltre all'altro gruppo un po' particolare “Viaggiar
cantando”, con il quale spesso è andato in gita e in pellegrianaggio. Ha
seguito con passione il gruppo dei ministranti è stato baloo per i lupetti e
schibà per le coccinelle. Così ho conosciuto don Luigi e così ha continuato con
me. Una presenza preziosissima per il modo di fare, sempre gentile, sorridente,
accogliente e ottimista. Se ho potuto svolgere il compito con tranquillità e
serenità è dovuto anche al fatto che lui è stato una presenza costante in
parrocchia e una garanzia che mi permetteva di potermi assentare e seguire i
gruppi giovanili. Lo ricordo con tanto affetto e gratitudine".
Don
Francesco Pampinella afferma: "Don Luigi negli anni trascorsi nella
comunità salesiana di Vasto attraverso il suo servizio sacerdotale, la sua
dinamica allegria e simpatia, è riuscito ad entrare nel cuore e nella vita di
tantissimi parrocchiani. Punto di riferimento spirituale per giovani e meno
giovani soprattutto attraverso la confessione: presenza costante nelle
famiglie attraverso visite regolari per momenti di convivialità e di
preghiera; animatore vivace del movimento dei ministranti e del coro degli
adulti della parrocchia. Fondamento della sua vita il rapporto di amore
con Gesù alimentato dalla fedeltà nella preghiera e nel cercare e realizzare la
volontà di Dio. Volontà di Dio che don Luigi ha accolto e vissuto soprattutto
quando, a causa delle difficoltà di salute gli è stato chiesto di trasferirsi
nella comunità di “casa Zatti”. Con le lacrime agli occhi ed il suo solito
affettuoso sorriso don Luigi rispondendo ha affermato prontamente: Se questo è
quello che mi chiede Dio Padre... accetto!"
Letizia,
salesiana cooperatrice, scrive: “venuto
a Vasto, negli anni ’80, ha offerto subito la dimensione del suo cuore e della
sua mente, creativa e coraggiosa. Sin dall’inizio, ha saputo essere “familiare”
a tutti, sembrava che ci conoscesse da sempre e
sapeva aiutarci in ogni circostanza. Al cospetto di dolori inguaribili che gli si
comunicavano, suggeriva con compassione: “Occorre imparare a camminare sulle acque !”. Tale esortazione,
strutturale alla vera fede, non poteva che infondere coraggio e autenticità
cristiana. I bambini accorrevano a Lui con gioia, sapeva distribuire caramelle,
ma soprattutto approcci pedagogici elevati
e sereni. Con gli adulti era molto esigente, grazie a ciò era in grado
di utilizzare i talenti, piccoli o grandi, che sapeva scoprire in tutti. Con
gli anziani, poi, evidenziava la sua coraggiosa ironia, capace di
sdrammatizzare tutte le pesantezze dell’età. Abbiamo organizzato con lui
pellegrinaggi meravigliosi, con persone di ogni età e condizione, nei luoghi maggiormente intrisi di
salesianità, ma anche in altri luoghi, dove la bellezza dell’arte e della
natura ci facevano sentire migliori .Nella “Cappella degli Scrovegni “ a
Padova, ci ha insegnato a guardare ogni dettaglio con un … “cannocchiale” che solo lui poteva
inventare. Questi dettagli devono trasmettere che la sua cifra assoluta era la
GIOIA. Pur leggermente claudicante, si caricava della sua fisarmonica , così
riempivamo il tempo da trascorrere in autobus, con canzoni, anche inventate sul
momento, intervallate da sapienti” trallalla” e barzellette … a puntate,
assolutamente esilaranti. Aveva una dolce e sapiente cura per i malati, che
utilizzava anche durante i viaggi”.
La
nipote Marina ci regala quest’ultima testimonianza: “benché il suo operato lo
abbia sempre portato a vivere lontano da Legnano, portava costantemente la sua
città natale nel cuore. Ha trascorso la vita nelle parrocchie e negli oratori
di San Giovanni Bosco, era sempre allegro, amava i giovani e aveva dedicato
alla loro educazione la sua vita. Era una persona profondamente colta e
riusciva a sfruttare questa caratteristica per intavolare importanti
chiacchierate ogni qual volta ve ne fosse l’occasione, coinvolgendo tutti e non
escludendo mai nessuno. Sapeva apprezzare ciò che lo circondava ringraziando
per tali doni l’uomo, la natura e riconoscendo, con la sua incrollabile fede,
la mano del Signore”.
Ringraziamo
il Signore per il dono di don Luigi, per la sua vita lunga e feconda, per la
delicatezza da parte di Dio di farlo entrare nel suo Regno nella memoria di
Maria Addolorata, che è l’episodio evangelico che per don Bosco fonda il titolo
di Ausiliatrice. La Vergine Santa lo introduca all’incontro con suo Figlio e a
noi conceda la grazia della consolazione e della perseveranza nella nostra
vocazione.