Mi chiamo Sofia Superchi, e svolgo il Servizio Civile
all’interno dell’Istituto Santa Cecilia che si trova nel cuore di Testaccio,
Roma. Questo edificio, oltre che delle scuole professionali, ospita anche una
piccola casa famiglia che al momento del mio arrivo accoglieva 5 ragazze. Ho 23
anni e frequento il primo anno di Scienze dell’educazione e il mio obbiettivo
sarebbe proprio quello di diventare educatrice di comunità e ho scelto questo
progetto per avere un assaggio di quello che sarebbe stato il mio futuro.
Ad essere sincera inizialmente ero molto titubante sulla mia
scelta per il fatto che il servizio sarebbe stato rivolto a ragazze
adolescenti, di certo un’età non molto semplice da gestire. Possiamo quindi
dire che ero molto spaventata dal confrontarmi con delle persone che si trovano
in una fase della vita da cui io da poco sono uscita e che si porta per sua
natura un carico di incertezze e difficoltà che sarebbero andate poi a sommarsi
con quelle dovute alle storie personali di ciascuna ragazza.
Alla fine mi sono decisa, e devo dire che tutte le mie paure
sono svanite nel giro di pochissimo tempo. Il poco scarto di età che pensavo
sarebbe stato un peso invece si è rivelato essere un grande alleato: questo mi
ha permesso in molte situazioni di fare un passo indietro ed immedesimarsi e di
confrontarmi anche da pari con loro piuttosto che essere vista come l’ennesima
adulta che non le avrebbe mai capite.
Proprio per questo motivo mi sono legata molto alle ragazze,
e più che un dovere, andare a lavorare è diventato un piacere. L’ambiente e le
persone che vi lavorano sono state di fondamentale aiuto: la mia OLP e le altre
colleghe con i loro tanti anni di esperienza sono state delle grandi guide per
me, che mi hanno offerto supporto per affrontare situazioni difficili e per me
estremamente nuove. Entrare nella quotidianità di queste giovani ragazze non è
stato affatto facile ma adesso io non ne posso fare a meno: è così bello
osservarle crescere e diventare delle giovani donne, e dopo situazioni e
periodi difficili vederle di nuovo tornare a sorridere. Vedere che mi vengono incontro
per salutarmi è la mia più grande soddisfazione.