L’approccio
della commissione ministeriale incaricata di mettere a fuoco i dieci
criteri – che nei prossimi giorni arriveranno nelle scuole tramite circolare –
è ispirato a una visione fiduciosa e positiva del rapporto tra i professori,
gli studenti e la cultura oggi plasmata nei suoi linguaggi, stili e codici
dall’enorme diffusione di tablet e telefoni interattivi. Non si tratta dunque
di una sorta di resa a un fenomeno dilagante: «Il digitale nella didattica – si
legge al settimo punto del documento, riprodotto integralmente qui sotto – è
una scelta» e dunque «sta ai docenti introdurla e condurla in classe» per
«educare alla cittadinanza digitale» (n.10) attraverso una «didattica» che
«guida l’uso competente e responsabile» (n.5).
Ecco
la parola chiave del decalogo: di responsabilità si parla ben quattro volte,
insistendo sulla necessità sia di «insegnare a usare bene e integrare nella
didattica i dispositivi» (n.2) sia di «regolamentare le modalità e i tempi
dell’uso e del non uso» (n.8), promuovendo «l’autonomia» degli studenti (n.6).
In altre parole, per gli esperti interpellati dal Ministero (massmediologi,
pedagogisti, insegnanti, filosofi) la scuola non può chiamarsi fuori dal
cambiamento in corso, che va ben oltre i soli smartphone e che deve affrontare
come una sfida educativa «per il raggiungimento dei propri scopi», in modo
anche da «sostenere» il suo stesso «rinnovamento».
Due
idee forti meritano di essere evidenziate nel testo ministeriale: la
consapevolezza che «è la didattica che guida l’uso competente e responsabile
dei dispositivi» (n.5) e la sottolineatura – tutt’altro che scontata – della
necessità che «l’alleanza educativa tra scuola e famiglia si estenda alle
questioni relative all’uso dei dispositivi personali » (n.9). Per dar corpo a
questa prospettiva di lavoro, che si limita a offrire criteri generali senza
dettare regole operative, si rimanda all’autonomia degli istituti, ciascuno dei
quali è chiamato ora ad adottare una propria «Politica di uso accettabile
(Pua) delle tecnologie digitali». Significativa anche la parola d’ordine
(inglese, sviluppata in contesto aziendale) scelta per i dieci punti: «Bring
your own device » (Byod), con il verbo che sta a sottolineare l’idea
non solo di 'portare con sé' ma anche di usare i dispositivi elettronici in
modo utile e coerente con le finalità della scuola.
I
dieci punti non esauriscono la proposta del Ministero sul terreno della cultura
digitale: alle scuole arriveranno anche le ben più corpose linee guida che
ampliano il ragionamento distillato nel decalogo e che a loro volta rimandano
alla piattaforma online che sarà accessibile da lunedì, con materiali
per la didattica, l’innovazione e l’uso a scuola di smartphone and
friends.
La
strada che il Miur ha scelto di imboccare va nella direzione opposta rispetto
alla Francia, dove da pochi giorni il ministro dell’Istruzione
Jean-Michel Blanquer ha introdotto il divieto di usare gli smartphone a scuola.
Due risposte alternative al medesimo fenomeno: in Italia l’89,3% dei
giovani usa i 'telefoni intelligenti', col primo apparecchio posseduto già
a 8-9 anni. L’Italia punta sull’educazione a partire dalla convinzione che
«proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione » (n.2). Chi avrà
ragione?
Il decalogo
1 Ogni
novità comporta cambiamenti. Ogni cambiamento deve servire per
migliorare l’apprendimento e il benessere delle studentesse e degli studenti e
più in generale dell’intera comunità scolastica.
2
I cambiamenti non vanno rifiutati, ma compresi e utilizzati per
il raggiungimento dei propri scopi. Bisogna insegnare a usare bene e integrare
nella didattica quotidiana i dispositivi, anche attraverso una loro
regolamentazione. Proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la
soluzione. A questo proposito ogni scuola adotta una Politica di Uso
Accettabile (PUA) delle tecnologie digitali.
3
La scuola promuove le condizioni strutturali per l’uso delle tecnologie
digitali. Fornisce, per quanto possibile, i
necessari servizi e l’indispensabile connettività, favorendo un uso
responsabile dei dispositivi personali (BYOD). Le tecnologie digitali
sono uno dei modi per sostenere il rinnovamento della scuola.
4
La scuola accoglie e promuove lo sviluppo del digitale nella didattica. La
presenza delle tecnologie digitali costituisce una sfida e un’opportunità per
la didattica e per la cultura scolastica. Dirigenti e insegnanti attivi in
questi campi sono il motore dell’innovazione. Occorre coinvolgere l’intera
comunità scolastica anche attraverso la formazione e lo sviluppo professionale.
5
I dispositivi devono essere un mezzo, non un fine. È
la didattica che guida l’uso competente e responsabile dei dispositivi. Non
basta sviluppare le abilità tecniche, ma occorre sostenere lo sviluppo di una
capacità critica e creativa.
6
L’uso dei dispositivi promuove l’autonomia delle
studentesse e degli studenti. È in atto una graduale transizione verso
situazioni di apprendimento che valorizzano lo spirito d’iniziativa e la
responsabilità di studentesse e gli studenti. Bisogna sostenere un
approccio consapevole al digitale nonché la capacità d’uso critico
delle fonti di informazione, anche in vista di un apprendimento lungo tutto
l’arco della vita.
7
Il digitale nella didattica è una scelta: sta ai docenti
introdurla e condurla in classe. L’uso dei dispositivi in aula, siano essi
analogici o digitali, è promosso dai docenti, nei modi e nei tempi che
ritengono più opportuni.
8
Il digitale trasforma gli ambienti di apprendimento. Le
possibilità di apprendere sono ampliate, sia per la frequentazione di ambienti
digitali e condivisi, sia per l’accesso alle informazioni, e grazie alla
connessione continua con la classe. Occorre regolamentare le modalità e i tempi
dell’uso e del non uso, anche per imparare a riconoscere e a mantenere separate
le dimensioni del privato e del pubblico.
9
Rafforzare la comunità scolastica e l’alleanza educativa con le famiglie. È
necessario che l’alleanza educativa tra scuola e famiglia si estenda alle
questioni relative all’uso dei dispositivi personali. Le tecnologie digitali
devono essere funzionali a questa collaborazione. Lo scopo condiviso è
promuovere la crescita di cittadini autonomi e responsabili.
10
Educare alla cittadinanza digitale è un dovere per
la scuola. Formare i futuri cittadini della società della conoscenza significa
educare alla partecipazione responsabile, all’uso critico delle tecnologie,
alla consapevolezza e alla costruzione delle proprie competenze in un mondo
sempre più connesso.