Il Ceis, Centro di solidarietà, di Livorno
celebra il suo quarantesimo compleanno. Domenica 22/10 i fondatori volontari
del Ceis, una trentina, hanno ricordato la nascita della loro associazione
incontrandosi nella nuova sede di Corea a Livorno. Era ottobre del 77. Quel
giorno prese vita la comunità di accoglienza nella casa di Salviano. Quella
divenne la casa madre di 10 comunità che nacquero per accogliere giovani
travolti dalla droga, dall' AIDS, dai problemi dei rifugiati. A migliaia. In un
clima di grande amicizia si sono susseguiti i racconti di quelle prime
esperienze: la casa colonica della Pieve di Salviano, un rudere da
ristrutturare. La povertà delle risorse di una comunità che accoglieva
gratuitamente. La legatoria di libri per insegnare un lavoro semplice che
rendesse un piccolo stipendio, così come l'arte del cuoio per costruire borse
artigianali.
E Mons. Ablondi, Don Emilio e Don Mario che
incoraggiavano e sostenevano l'impresa.
Gli ideali della associazione coinvolsero i
volontari anche nella loro vita privata. 8 di loro presero in affidamento
familiare 11 bimbi, portandoli all'età matura, alcuni fino al matrimonio e alla
laurea. Una volontaria ha diretto il carcere minorile della Regione. Un'altra
una casa famiglia del Comune. Uno dei fondatori ha dato vita al Todo Modo,
centro giovanile del quartiere popolare di Salviano, al Centro famiglie di
sostegno educativo psicologico ed all' informa giovani della città. Un
obiettore di coscienza si è impegnato per tre anni nel servizio di volontariato internazionale in Brasile come farmacista. Tra le insegnanti una ha conseguito
una seconda laurea in psicologia a servizio della scuola, le altre si sono
qualificate per una speciale attenzione ai disabili. 2 ingegneri hanno
progettato e diretto gratuitamente la ristrutturazione delle case del Ceis. Per
Don Gigi Zoppi è stata l'occasione di vivere come Don Bosco a Valdocco. Un
sogno di gioventù. A questo primo incontro ne seguirà un secondo dedicato agli
operatori e agli ospiti delle comunità terapeutiche ed un terzo a quanti hanno
operato a Tre Ponti.
(a cura di Luigi Zoppi)